Il Rapporto sarà presentato il prossimo 5 marzo a Napoli con i docenti di economia dell'università di Tor Vergata e della Sapienza, Giovanni Tria e Claudio De Vincenti, e il direttore del Dipartimento scienze umane e sociali, patrimonio culturale del Cnr Gilberto Corbellini.
"La pandemia di COVID-19 ci ha fatto rivedere il nostro obiettivo originale e questa prima edizione di Mediterranean Economies si concentra soprattutto sull'impatto sulle economie del Mediterraneo", spiega Giovanni Canitano, uno dei curatori del Rapporto. "La pandemia - aggiunge Salvatore Capasso, curatore del volume e direttore Cnr-Ismed - ha confermato che la mobilità e il commercio internazionale sono cruciali per sostenere la crescita in molti Paesi. Le economie mediterranee si sono dimostrate particolarmente vulnerabili alle limitazioni del commercio internazionale e dei movimenti di capitali e persone, e una crisi prolungata rischia di avere gravi conseguenze economiche, sociali e politiche, con effetti destabilizzanti nelle aree più deboli", Capasso sottolinea che la recessione che seguirà il blocco sarà grave: "il FMI - spiega - stima una riduzione dell'economia globale di circa il 3% nel 2020, peggiore di quella seguita alla crisi finanziaria del 2008-09. Inoltre questa crisi è veramente globale. Caratteristica chiave di questa crisi economica è l'asimmetria. Alcuni settori come l'elettronica sono colpiti marginalmente, o addirittura beneficiano della pandemia; altri sono quasi completamente inattivi, come il turismo. E l'asimmetria riguarda anche i Paesi, a causa della diversa diffusione del virus e del diverso peso dei settori esposti. Le economie già fragili, particolarmente dipendenti dalla domanda esterna e dal turismo, subiranno maggiormente gli effetti della recessione. Gli interventi massicci dei governi hanno attutito l'impatto economico della pandemia, tuttavia i deficit pubblici sono aumentati".
"I dati FMI - prosegue Capasso - indicano che la contrazione dell'attività economica nell'area mediterranea sarà di circa l'8,35%. Quella stimata per il 2020 del Prodotto interno lordo italiano è del 10,5%, contrazione che sarà recuperata solo nel 2025. Una sorte simile tocca ai Paesi della sponda sud (Spagna, Portogallo e Grecia) che però, secondo le stime del FMI, godranno di una ripresa più vigorosa già a partire dal 2021. I tassi di disoccupazione nel 2020 salgono ovunque e in Spagna e Grecia superano il 20%, in Italia si prevede che resti intorno all'11.8% anche nel 2021. In tutta l'area del Mediterraneo i tassi di risparmio si sono significativamente ridotti nel 2020, a indicare che i consumi si trovano a livelli difficilmente comprimibili. A seguito degli interventi di sostegno dei governi, in tutti i Paesi del bacino l'indebitamento pubblico conosce notevoli incrementi. In Italia tra 2019 e 2020 il rapporto debito-Pil passa da 126% al 149%". (ANSAmed).