"Occorre tutelare di più la fauna a rischio del Paese risolvendo i conflitti tra le istituzioni - rileva l'associazione - incrementando le risorse economiche e istituendo le aree protette marine e terrestri a partire da quelle già previste". Nel documento si analizzano 12 specie a rischio e di elevato valore, tra cui il grifone, la trota mediterranea, il tritone crestato italiano, la lontra, l'orso bruno marsicano, il lupo e il camoscio appenninico, le farfalle e gli impollinatori, gli squali, i delfini e la tartaruga Caretta caretta.
Tra le proposte di Legambiente è "importante prima di tutto incrementare entro il 2030 le aree protette e le zone di tutela integrale; migliorare la gestione della biodiversità e il capitale naturale, migliorare la gestione della Rete Natura 2000 e definire i Piani d'azione per le specie faunistiche a rischio e per ogni area protetta completando, per esempio, il Piano di conservazione e gestione nazionale del lupo, rafforzando le strategie per la tutela dell'orso bruno, e aggiornando il Piano d'azione del camoscio appenninico".
La situazione della fauna selvatica - prosegue Legambiente - è "nel complesso delicata e preoccupante come sottolineano anche diversi studi scientifici e gli stessi dati delle Liste Rosse italiane, realizzate dal Comitato italiano dell'Unione mondiale per la conservazione della natura e dal Ministero dell'Ambiente.
L'Ue ha ricordato che la fauna selvatica del Pianeta si è ridotta del 60% negli ultimi 40 anni e un milione di specie rischiano addirittura l'estinzione; la perdita di biodiversità e la crisi climatica sono interdipendenti". Per questo "per raggiungere i livelli di mitigazione necessari entro il 2030 è essenziale ripristinare le foreste, i suoli e le zone umide e creare spazi verdi principalmente nelle città".
(ANSAmed).
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