(ANSAmed) - TUNISI, 20 APR - Si infittisce il mistero del
tragitto della petroliera Xelo, battente bandiera della Guinea
Equatoriale, affondata sabato scorso al largo di Gas in Tunisia
con il suo carico di 750 tonnellate di gasolio. Mentre le
autorità tunisine hanno aperto un'indagine e interrogato i 7
componenti dell'equipaggio, la rete Réseau Tunisie Verte, che
riunisce un centinaio di Ong attive nel settore della difesa
dell'ambiente, "esprime stupore per il comportamento delle
autorità tunisine, che hanno consentito alla petroliera Xelo di
entrare nelle acque territoriali tunisine il 4 aprile 2022 per
effettuare le necessarie riparazioni nel porto di Sfax, senza
verificare l'autenticità dei suoi documenti, nonostante i
sospetti che aleggiano intorno ad essa in merito al mancato
rispetto delle procedure di sicurezza, visto che la nave è stata
sequestrata a più riprese".
Ufficialmente la Xelo, di proprietà di un armatore turco
pare, è naufragata durante una rotta che dal porto di Damietta
in Egitto avrebbe dovuto portarla a Malta. Ma l'autorità
portuale di Damietta ha affermato che "Il porto non è stato il
punto di partenza per il viaggio della nave mercantile affondata
nel Golfo di Gabès". Mabrouk Korchid, ex ministro tunisino e
segretario di Stato incaricato degli affari demaniali e fondiari
nel governo di Youssef Chahed, deputato nel collegio di
Médenine, ha affermato qualche giorno fa ad un media libico che
la "nave turca" affondata al largo delle coste tunisine, nel
Golfo di Gabes, era carica di petrolio libico contrabbandato
dalla città di Zauia ed era in viaggio verso Malta. (ANSAmed).
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