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Tunisia: studio, diritti economici migranti non rispettati

Occorre legge su asilo che consideri anche aspetti economici

TUNISI, 09 novembre 2021, 16:00

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Uno studio di Mixed Migration Centre in Nord Africa e Heinrich Böll Foundation di Tunisi sulle condizioni dei rifugiati e dei migranti in Tunisia ha rivelato che gran parte di essi lavora nel settore informale, il che li rende vulnerabili allo sfruttamento economico e li lascia senza protezione sociale. Il rapporto congiunto si intitola "The Hidden Trials of an Invisible Workforce: The Economic Life of Refugees and Migrants in Tunisia" e fornisce una panoramica della situazione economica dei rifugiati e dei migranti in Tunisia, compreso il loro accesso al mercato del lavoro e il loro contributo all'economia locale e nazionale. Include raccomandazioni alle autorità tunisine (nazionali e locali), alle organizzazioni internazionali, alla società civile e ai ricercatori.

Sebbene non siano disponibili statistiche governative aggiornate sul numero di migranti nel Paese nordafricano, il Dipartimento degli affari economici e sociali delle Nazioni Unite (Undesa) ha stimato che nel 2019 circa 57.000 migranti subsahariani (compresi rifugiati registrati e richiedenti asilo) risiedevano in Tunisia, si legge nello studio. Tra essi persone che ambiscono a studiare in uno degli istituti di istruzione superiore in Tunisia, lavorare e sostenere le loro famiglie nel loro paese d'origine o cercare sicurezza. L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) ha registrato al 30 giugno scorso 8.465 rifugiati e richiedenti asilo in Tunisia, mentre il numero di rifugiati riconosciuti era pari a 2.688 (32%). Lo studio rivela anche che la maggior parte dei rifugiati e dei migranti sono impiegati nel settore informale e non possono accedere a opportunità di lavoro formali, e dunque il loro contributo all'economia tunisina spesso passa inosservato.

I lavori che riescono ad ottenere spesso sono quelli poco retribuiti e non desiderabili per i tunisini, colmando così una lacuna nel mercato e fornendo servizi essenziali o necessari. I rifugiati e i migranti che risiedono in Tunisia hanno profili diversi, tra essi vi sono quelli in fuga da guerre e disordini civili nel loro paese d'origine o in Libia ma anche coloro che cercano opportunità di istruzione e di lavoro. Queste categorie non sono nettamente separate.

La maggior parte dei lavoratori rifugiati e migranti è impiegata nel settore informale, rileva lo studio, che consente loro di guadagnarsi da vivere e talvolta di inviare le rimesse a casa. Tuttavia, senza contratti o accesso ai servizi sociali e senza protezione legale, sono vulnerabili e vanno incontro a diversi tipi di mancanze di protezione, con conseguenze quali lo sfruttamento, la precarietà del lavoro e il mancato pagamento dei salari. Chi non riesce a trovare lavoro spesso accumula debiti, non riuscendo a pagare le bollette o il necessario attraverso altre fonti di reddito, oppure come il caso di molti studenti sub-sahariani iscritti alle università tunisine debbono impegnarsi in attività informali per integrare il proprio reddito, anche perché le borse di studio sono spesso insufficienti. Lo status giuridico fluido di rifugiati e migranti in Tunisia, dove è facile cadere nell'irregolarità, è intrinsecamente legato al quadro giuridico del Paese. In assenza di una legislazione globale in materia di migrazione e asilo, i diritti e l'accesso al mercato del lavoro di rifugiati e migranti rimangono non protetti e non garantiti.

La Tunisia non ha infatti una legislazione organica per proteggere i diritti economici e i mezzi di sussistenza di rifugiati e migranti, conclude lo studio. Il Paese non ha ratificato le convenzioni internazionali sui lavoratori migranti e non ha previsto disposizioni particolari nella strategia migratoria nazionale per tutelare i diritti dei lavoratori migranti. Lo studio sottolinea infine come nessuna legge in materia di asilo sia stata ancora adottata, in un periodo in cui la dinamica migratoria in Tunisia sta cambiando, e in cui è necessario attribuire maggior importanza alla riflessione sui diritti del lavoro e alla partecipazione di rifugiati e migranti all'economia tunisina.

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