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Siria: Obama, indagine Usa. Se armi chimiche grave errore

Israele, 'certo uso'. Opposizione e Damasco chiedono inchiesta

20 marzo, 21:19

Il presidente visita una scuola per le arti a Damasco, il 20 marzo 2013 Il presidente visita una scuola per le arti a Damasco, il 20 marzo 2013

(di Lorenzo Trombetta) (ANSAmed) - BEIRUT - L'uso delle armi chimiche sarebbe ''un tragico errore'', segnerebbe il superamento della ''linea rossa'' e gli Stati Uniti vogliono vederci chiaro, andando a ''fondo'' sulla vicenda con ''un'indagine esatta''. E' lo stesso presidente americano Barack Obama ad annunciarlo da Gerusalemme, prima tappa del suo viaggio in Medio Oriente. Dicendosi comunque ''scettico che sia stata l'opposizione'' ad usarle mentre - ha sottolineato - il ''governo siriano ha la capacita' e per certi versi la determinazione'' per farlo. Dell'uso delle armi chimiche in Siria, intanto, Israele si dice ''certo'' mentre opposizione siriana e Damasco - che si accusano reciprocamente - lanciano la stessa richiesta, da opposte posizioni e opposte accuse: un'inchiesta internazionale.

Entrambe dicendosi pronte a scortare squadre di ispettori stranieri sui luoghi ''colpiti'' nelle ultime 24 ore. Ricevendo Obama a Gerusalemme, il presidente israeliano Shimon Peres e' tornato ad auspicare che le armi chimiche siriane non cadano ''in mano ai terroristi'', perche' ''sarebbe una tragedia spaventosa'' mentre il suo ministro dell'intelligence, Yuval Steinitz, poco prima aveva affermato che ''e' chiaro'' che sono state usate in Siria. Una certezza non condivisa dall'ambasciatore americano in Siria, Robert Ford, che nel corso di un'audizione al Congresso ha affermato: ''Finora non ci sono prove che avvalorino i resoconti che parlano di uso di armi chimiche''. Anche se, nelle stesse ore, il presidente del House Intelligence Committee Usa, Mike Rogers, diceva di ritenere che ''ci siano alte probabilita' che siano state usate''. Nella ridda di affermazioni e ipotesi, la Coalizione delle opposizioni siriane in esilio aveva stamani chiesto che ''la comunita' internazionale indaghi sugli attacchi con armi chimiche'' a Khan Assal e ad Ataybeh, localita' a est di Damasco da dove ieri erano giunte altre notizie non confermate di vittime in seguito a ''bombardamenti chimici''. La Coalizione affermava inoltre di poter ''garantire la sicurezza e il passaggio in Siria'' alla delegazione di investigatori, mostrando quindi di avere la capacita' sul terreno di arrivare in zone controllate dai lealisti. Poche ore dopo, tramite il suo ambasciatore all'Onu, il governo siriano faceva altrettanto. Rivolgendosi al segretario generale delle Nazioni Unite Ban ki-moon, il delegato di Damasco chiedeva ''l'apertura di un'inchiesta indipendente sull'uso di armi chimiche da parte di gruppi terroristici''. Dall'Onu fanno sapere che Ban aspetta una richiesta formale da parte del governo di Damasco. Mentre si discute di ''armi chimiche'', la guerra in Siria intanto continua a mietere le sue vittime per mano di armamenti convenzionali. I media ufficiali riferiscono di ''numerosi terroristi uccisi'' ma non accennano alla morte di civili. Secondo i Comitati di coordinamento locali degli attivisti anti-regime, il bilancio giornaliero provvisorio delle violenze e' di almeno 70 uccisi, tra cui tre donne e quattro minori.

Damasco e la sua regione e' la zona piu' colpita, seguita da quella di Aleppo, Homs e Qunaytra. In quest'ultima cittadina, capoluogo della regione frontaliera con Israele a sud-ovest di Damasco, i ribelli affermano di aver conquistato diverse postazioni lealiste e di essere in procinto di dichiarare ''liberata'' l'intera provincia. E nelle ultime ore, almeno quattro siriani feriti negli scontri sono stati curati da truppe israeliane lungo il confine provvisorio e in un ospedale di Haifa. In mattinata, cinque razzi sparati dal territorio siriano avevano colpito il territorio libanese nell'alta valle della Bekaa, causando solo danni materiali in una zona controllata dal movimento sciita libanese Hezbollah, alleato del regime siriano. (ANSAmed).

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