Il ponte, che sarà aperto al traffico tra un anno, collega il sud della Dalmazia con la penisola di Pelješac (Sabbioncello in italiano) e in questo modo connetterà la exclave di Dubrovnik, la perla dell'Adriatico croato, alla rete autostradale nazionale, evitando di passare per la piccola tratta di circa chilometri di territorio bosniaco a Neum. Le idee e i piani per la realizzazione di questo progetto esistono da almeno vent'anni, ma i vari tentativi di avviare i lavori sono stati molte volte fermati a causa degli altissimi costi. Solo dopo l'adesione della Croazia all'Unione europea, cinque anni fa, si è potuto pensare di accelerare i progetti grazie al supporto dei fondi comunitari. Inoltre, il ponte dovrebbe far parte dell'autostrada adriatico-ionica, che partendo da Trieste attraverserà l'intera costa dell'Adriatico orientale per giungere in Grecia.
Oltre al valore economico, il ponte per la Croazia ha in primo luogo un valore geostrategico e nazionale, dato che unisce fisicamente il territorio nazionale e la regione di Dubrovnik cessa di essere slegata territorialmente dal resto del Paese.
Per la fissazione dell'ultimo segmento del ponte è stata organizzata anche una piccola cerimonia alla quale hanno partecipato il primo ministro Andrej Plenkovic e molti ministri.
Il premier ha voluto sottolineare che il ponte è anche il maggior progetto cofinanziato dai fondi europei e resta il simbolo dei primi otto anni dell'apparenza della Croazia all'Ue.
Il valore dell'intero investimento è di 400 milioni di euro, dei quali 357 sono direttamente finanziati dalla Commissione europea. A eseguire il lavoro è la ditta statale cinese China Road and Bridge Corporation (Crbc). (ANSAmed).
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