"La notte di Tunisi è una serenata" si dice Nina, protagonista di un viaggio atipico nella capitale tunisina. Nelle pagine del libro, un vero e proprio intarsio di voci e stili ricercati, di luoghi e itinerari, Tunisi è viva, i personaggi vi si muovono come in una mappa intima conducendo anche il lettore: "Che cosa aspettiamo", dicono i muri di Tunisi ma anche "Il nostro sogno rifiuta la morte". Nina soffre per un amore assente e si smarrisce in Tunisi, nelle lezioni alla Bourguiba e nella lettura di un libretto strano acquistato nella libreria dietro a Republique lungo i binari del tram, senza titolo, senza autore. Ha trovato uno "strano diario" scritto sull'Himalaya da Quattrocchi, giovane veneziana a lei troppo simile, da lei troppo distante. Parafrasa l'Inferno Quattrocchi, e si lascia guidare da Dante nel suo viaggio ad Oriente: Nina legge avidamente, vuole ricomporre le loro storie per poter ritrovare se stessa: "Poeta, qui due mondi si sono incontrati, proprio in questo punto" - dice sulla spiaggia di La Marsa - "Samandar e Gibal. La mia vita, Poeta." Una vita che sente sfuggirle di mano e che, un po' come la Tunisia, sembra incalzata dal tempo troppo veloce e dagli eventi convulsi della Storia, con le sue rivoluzioni e strappi. Per lei, come per gli altri personaggi che le si affiancano, realistico specchio dei tanti ragazzi italiani che scelgono Tunisi per studiare, per vivere, la città è un porto sicuro ed assieme il luogo, il solo, in cui possono davvero sentirsi a casa. È un'amica con cui parlare per farsi coraggio, per ricominciare con nuove speranze.
"Sì che ce la faremo, Tunisi, voglio andare a vedere il mare".
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