L'esempio e' stato subito seguito dai suoi diretti concorrenti (British American Tobacco e Japan Tobacco International) i quali hanno proseguito con tagli dei prezzi ancora maggiori, come la JTI, che ha ridotto il costo di un pacchetto di Camel da 4 a 3,20 euro. Questa guerra dei prezzi non ha precedenti nel mercato del tabacco greco. Secondo un addetto al settore, che ne ha parlato con il quotidiano Kathimerini, "se si esclude l'introduzione di sigarette a basso prezzo (come le 'Leader') nel 2003, questa è la prima volta che le aziende del tabacco stanno riducendo i prezzi delle loro marche piu' diffuse".
Tale strategia, spiega l'esperto, è finalizzata a raggiungere una serie di obiettivi diversi, ma il primo e piu' importante e' quello delle aziende di mantenere inalterata la propria quota di mercato, mentre i forti rincari inducono i consumatori a soluzioni più economiche come il tabacco trinciato. Soluzione dalla quale sarebbe poi difficile farli tornare indietro.
L'aumento dei prezzi, inoltre, spinge i fumatori a ricorrere a surrogati come le sigarette elettroniche, mentre il calo dei redditi ha costretto molti di essi a cercare alternative più economiche come le sigarette di contrabbando che rappresentano un mercato sempre fiorente.
Secondo dati ufficiali, nel periodo 2010-11 le vendite di sigarette confezionate e 'legali' sono diminuite del 21,7%, pari a 6,6 miliardi di pezzi, per un totale di 23,8 miliardi di sigarette entro la fine del 2011. Al contrario, le vendite di sigarette di contrabbando, acquistate al duty-free o nei Paesi vicini, nello stesso periodo sono triplicate passando da 0,9 miliardi a 3,1 miliardi di pezzi. Il secondo obiettivo delle industrie del tabacco, invece, è quello di colpire il governo di Atene dal quale negli ultimi due anni sono state fortemente penalizzate a causa dell'imposizione di successivi aumenti d'imposta senza avere il tempo necessario per rispondere all'incremento dei prezzi con nuove strategie di marketing. Secondo un responsabile delle industrie, "purtroppo il governo, nella sua frenesia di aumentare i ricavi, non ha dato ascolto agli esperti", determinando cosi' un incremento "eccessivo" delle tasse sul tabacco che sono passate dal 73,5% nel 2009 all'83,7% alla fine del 2011. A un certo punto, l'imposta era finita all'85,7%, ma il ministero delle Finanze ha deciso di ridurla leggermente dopo aver visto che i successivi rincari non producevano i risultati desiderati. Da parte sua, l'imposta sul tabacco trinciato in media è pari a 93,4%.
La riduzione del prezzo delle sigarette avrà un effetto definitivo per la determinazione dell'imposta proporzionale sul reddito, che arrivera' a una media del 52% sulle marche i cui prezzi sono stati ridotti. Il fatto che la "guerra dei prezzi" significhi meno entrate per le casse dello Stato ha indotto molti addetti al settore a vedere in questa strategia delle industrie del tabacco una sorta di vendetta nei confronti del governo per le sue politiche fiscali considerate ostili.
Nel frattempo, pero' le vendite di sigarette e affini sono in sensibile calo: molte aziende vedono i loro profitti ridursi, ma di conseguenza si ridurranno pure le entrate dello Stato. Nel 2010, il governo puntava a generare un fatturato di 4,3 miliardi di euro con le tasse sul tabacco, ma l'anno si concluse con la raccolta di soli 3,7 miliardi di euro e i ricavi nel 2011 sono stati a livelli simili a quelli dell'anno precedente. Secondo gli esperti del settore, ciò significa che le entrate dello Stato - tanto necessarie per risanare le finanze della Grecia - risentiranno in maniera davvero minima di eventuali ulteriori aumenti delle imposte sui tabacchi. (ANSAmed).