(di Francesco Cerri) (ANSAmed) - ISTANBUL - Se non e' la nuova terra promessa per gli imprenditori italiani, la Turchia vi assomiglia molto: viaggia a un ritmo di crescita dell'8,5%, e' gia' la 16ma economia mondiale e punta a diventare l'ottava fra 10 anni, arrivando a 25mila euro di reddito procapite, prevede di investire centinaia di miliardi in infrastrutture da qui al 2023.
Le imprese italiane non intendono perdere il treno turco.
Pilotate da Confindustria, Abi e Ice 250 aziende dei due paesi partecipano fino a domani a Istanbul al primo vertice economico Italia-Turchia. L'obiettivo e' allargare la quota di mercato italiana nel paese, esplorare dove investire - le banche italiane, ha precisato il vicepresidente Abi Guido Rosa, mettono 8 miliardi a disposizione delle imprese che vogliono operare in Turchia - e moltiplicare le joint venture con le imprese turche, penetrare insieme i mercati di Asia Centrale, Medio Oriente, Est-Europa. Da oggi sono previsti 400 incontri bilaterali per agevolare possibili 'matrimoni' fra imprese italiane e turche.
La disoccupazione si combatte anche sviluppando l'export, facendo sistema paese, ha puntualizzato la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia commentando gli ultimi dati negativi dell'impiego arrivati da Roma. E la Turchia, ha detto, ''presenta innumerevoli caratteristiche che ci spingono a considerarla un partner strategico''.
Gli investimenti italiani nel paese (quasi 80 milioni di abitanti, 100 fra 10 anni, un territorio 3 volte quello dell'Italia) sono iniziati 50 anni fa, con Fiat e Pirelli nel ruolo di apripista. Ora oltre 900 imprese italiane operano in Turchia e l'Italia e' il quarto partner commerciale di Ankara con un interscambio di 21,3 miliardi di dollari nel 2011 (+ 28%). Le sue imprese conquistano piu' appalti pubblici, costruiscono autostrade, scuole, oleodotti, ospedali.
''Ci sono tutte le condizioni perche' le nostre imprese colgano le enormi potenzialita''' del mercato turco, sottolinea il sottosegretario allo sviluppo economico Massimo Vari, che guida la delegazione italiana. Diversi imprenditori avrebbero voluto un ministro, in un paese molto attento alle forme.
Per Marcegaglia la Turchia e' ''un approdo strategico fra i piu' interessanti al mondo'': l'Italia e' per la sua adesione all'Ue, un processo che avanza a passo di lumaca. ''Il dibattito sul suo ingresso in Europa è antistorico - ha detto Marcegaglia - la Turchia è un paese a matrice capitalista, con una classe media importante, Pmi che esportano in tutta Europa, in Russia, in Medio Oriente, in Asia Centrale. Mentre l'Europa arranca per rientrare nei parametri di Maastricht, rileva l'ambasciatore ad Ankara Gianpaolo Scarante, Ankara e' gia' in regola con gli standard dell'eurozona: deficit all'1,4% del Pil, debito al 39%.
Ma, certo, il problema per diverse capitali Ue e' politico, non economico. Come integrare nella costruzione europea gia' ai limiti dell'implosione un paese musulmano grande come la Germania, guidato da un governo islamico, sebbene liberista. E la situazione interna rimane complessa: decine di generali e giornalisti accusati di attivita' golpistiche sono in carcere. Sul fronte economico l'orizzonte turco e' senza nuvole. La crescita e' trainata dalle 'Tigri dell'Anatolia', le aggressive Pmi emerse in quella che era la zona meno sviluppata del paese.
E che si ispirano al 'modello' del nord-est italiano. (ANSAmed).