(di Rodolfo Calò)
IL CAIRO - Non c'è solo il solare e l'eolico fra le opportunità per il Mediterraneo: un ruolo, pur con i suoi rischi e difficoltà di gestione, può giocarlo anche l'Idrogeno in diversi comparti industriali grazie ai fondi per l'uscita dalla crisi pandemica. Lo segnala un articolo appena pubblicato sul sito web della società TEN - Trans Med Engineering Network dal titolo "Mediterranean Hydrogen Infrastructure " (www.ten-engineering.eu/mediterranean-hydrogen-infrastructure).
"L'Idrogeno non è una svolta" premettono i due autori, Michelangelo Celozzi, presidente della Società, e Giuseppe Tomassetti, grande esperto del settore. Ma questa tecnologia offre anche delle "opportunità" per il Paesi del Mediterraneo, si legge nell'articolo.
"La produzione di idrogeno verde, per accumulare energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, è una opportunità solo quando non sussistano le condizioni per l'applicazione di tecnologie più efficienti, e quindi meno costose e più sicure ed affidabili", ha spiegato ad ANSAmed Celozzi ricordando "le difficoltà di stoccaggio e trasporto dell'H2": "esempi classici" delle sua applicazioni "sono la siderurgia e la petrolchimica", in particolare la produzione di ammoniaca o di nuovi combustibili di sintesi a basso tenore di carbonio.
"Su queste linee si sta muovendo la ricerca e sviluppo tecnologico in Europa, da cui i Paesi del Mediterraneo dovrebbero trarre l 'opportunità di mutuare lo sviluppo di nuove tecnologie energetiche, inserendosi nella relativa "catena del valore", ha segnalato sempre ad ANSAmed Tomassetti.
Tutti i Paesi del Mediterraneo, del Nord e del Sud del bacino, devono cogliere assolutamente l'offerta dalla ripresa "assistita" dell'economia nella fase post pandemica: investimenti coordinati per lo sviluppo ed il rinnovo delle infrastrutture di produzione, trasporto ed utilizzo dell'energia in vista di un futuro comune per il Mediterraneo, che deve basarsi sull'integrazione dei sistemi energetici, economici e produttivi agganciando la ripresa delle economie del Nord Europa, che sta già iniziando, esortano i due esperti.
Ma bisogna "essere chiari: è impossibile sostituire semplicemente il gas naturale con l'idrogeno nella catena di approvvigionamento del gas", avvertono i due autori nell'articolo. "L'Idrogeno è altamente infiammabile ed esplosivo" e "i rischi di perdite da serbatoi e tubazioni sono elevati", mettono in guardia ricordando "i noti problemi di stoccaggio e trasporto", "i più difficili da risolvere".
Alcune proposte sono già state presentate al Ministero dello Sviluppo Economico italiano per la realizzazione di un "Importante Progetto di Comune Interesse Europeo" (Ipcei), per cogliere le opportunità rappresentate dell'Idrogeno, scrivono Tommassetti e Celozzi, quest'ultimo ex-manager Enel e Terna: fra tali proposte, una "riguarda lo studio di fattibilità di un impianto integrato per l'utilizzo di idrogeno prodotto con l'elettricità generata da un impianto fotovoltaico dedicato all'alimentazione di un elettrolizzatore". Dato che l'idrogeno "può essere prodotto per via elettrolitica anche utilizzando acqua di mare, questo tipo di applicazione sarebbe replicabile in tutto il Mediterraneo", segnala l'articolo.
Ma una cosa è certa: l'Europa ha imboccato con decisione la strada dell'innovazione nel settore energetico per un futuro sostenibile ed il Mediterraneo non può restare a guardare.
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