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Padre Dall'Oglio: esce suo libro su tragedia siriana

In "Collera e luce" del gesuita rapito lo scontro regime-ribelli

18 settembre, 16:22

(ANSAmed) - ROMA, 18 SET - Un libro che è innanzi tutto un grido, quello di un uomo, un gesuita consacrato all'amore di Gesù per i musulmani, che ha dedicato 30 anni della sua vita al dialogo islamo-cristiano, senza mai smettere di costruire ponti, e che in pochi mesi ha visto tutto quanto crollare in un orrore senza nome. Sulla sorte di padre Paolo Dall'Oglio, il gesuita romano sequestrato quasi due mesi fa in Siria, non si hanno notizie certe, ma nel suo nuovo libro "Collera e luce. Un prete nella rivoluzione siriana" (Editrice Missionaria Italiana, pp.

208, euro 13.00) da conoscitore raffinato del Vicino Oriente testimonia le speranze del popolo siriano in lotta per la libertà nonostante i silenzi ipocriti e le esitazioni dell'Occidente. Formula anche proposte alla comunità mondiale affinché si faccia di tutto per fermare la guerra civile in Siria, Paese cruciale e altamente simbolico nel quale si affrontano questioni urgenti per il mondo intero.

Un libro che scuote le coscienze, già pubblicato in Francia nel maggio scorso e ora in libreria in Italia dal primo ottobre con l'aggiunta della postfazione consegnata a metà luglio da Dall'Oglio prima di partire per una missione di "mediazione".

Nella sue pagine la voce del gesuita risuona accorata: "La paura, la collera, lo scoraggiamento, l'angoscia mi hanno accompagnato. Ho provato inoltre, dopo questi giorni difficili, un bisogno di meditazione, di distanza contemplativa. Ho detto messa quando potevo... ho cercato di custodire una liturgia del cuore, una messa sul mondo, come direbbe Teilhard de Chardin".

Padre Paolo non può presentare il libro ma significative sono le sue parole in una mail per la scelta della copertina: "Questa mia foto del bombardamento di Saraqeb alla fine di febbraio è quella d'una casa dove sono morti una mamma e un bambino...

pochi minuti prima dello scatto... dice bene la banalità del male... e quanto siano qui le vittime la povera gente del proletariato urbanizzato... il fiore di plastica spampanato serve per introdurci nella casa distrutta dei poveri ed esser ospiti dei loro sentimenti più intimi devastati dalla guerra".

"Ho visitato la Siria degli Assad una prima volta nel 1973, appena prima della Guerra di Ottobre; ne riportai l'impressione di un popolo sottomesso ad una macchina di propaganda nazionalista possente mobilitata al massimo in senso anti israeliano", prosegue Dall'Oglio. "Per tanti motivi ero solidale, come lo sono oggi, con le sofferenze del Popolo Palestinese e degli Arabi in generale. Ma quell'attitudine di manipolazione totalitaria dell'informazione già mi ripugnava.

Sapevo che si trattava di una dittatura e non nutrivo illusioni sul rispetto dei diritti dell'uomo in quel paese". Negli anni '80, "venni in contatto e a conoscenza dei metodi di sistematica tortura repressiva utilizzati dal Regime. Se volevo restare nel paese dovevo assoggettarmi come tutti. Ma non ero obbligato ad assoggettarmi in coscienza". Allora, scrive padre Paolo, "la solidarietà del regime con il mondo sovietico era evidente, anche riguardo alle libertà democratiche criticate come borghesi e asservite alle logiche neo imperialiste".

"Ero perfettamente cosciente che un continuo, silenzioso massacro avveniva nelle carceri, nei lager, nei gulag siriani.

Ne avevo ricevuto in diverse occasioni delle testimonianze dirette. In questo spirito, con questi sentimenti contrastanti, eppure con molta speranza ed entusiasmo, ho vissuto nella Siria degli Assad per più di 30 anni", ricorda della sua rifondazione del Monastero di Mar Musa, diventato spazio di dialogo tra fedi, fino all'espulsione un anno fa. "Ho lavorato continuativamente nella prospettiva del successo dei negoziati di pace nella visione di un Medio Oriente riconciliato nella giustizia".

"Ho sempre dichiarato - prosegue - che l'islamismo politico è una grande realtà regionale e che non è immaginabile che si debba rinunciare alla democrazia, ai diritti civili e all'autodeterminazione dei popoli per continuare a sopprimere il programma islamista, sia esso salafita o dei Fratelli musulmani o di gruppi più o meno moderati".

Padre Paolo parla anche della "legittimità della guerra giusta, il diritto alla difesa armata, il dovere di proteggere i paesi e le popolazioni vittime di aggressioni violente interne e o esterne", malgrado il suo "impegno per la pratica e il successo delle azioni nonviolente". E ripercorre l'evolversi della situazione siriana, con la presa di potere nel 2000 di Assad figlio, con "le speranze per un cambiamento democratico incruento che potesse riconciliare la società siriana profondamente divisa e sofferente dietro la facciata delle realizzazioni gloriose del Regime". Ma "la breve Primavera di Damasco è soffocata da una repressione il più dolce possibile per evitare di perdere quel credito che la società accorda al dott. Bashar, per non perdere speranza nel futuro".

Dal 2010 "la decisione di regime è presa: l'attività di dialogo è vietata" e "alla fine il mio permesso di residenza è ritirato; resto in Siria senza documenti di residenza e quindi non posso più viaggiare... Ma intanto la Primavera araba è iniziata". Si spera ancora che Bashar, "magari con l'aiuto della bella e sensibile consorte, possa mettersi alla testa di una riforma radicale del suo paese, utilizzando la Primavera come di uno strumento per esautorare le vecchie magie familiari... Nulla da fare, da marzo 2011 è chiaro che la scelta della repressione incondizionata è la scelta strategica". I democratici "sono fatti a pezzi in prigione, gli islamici sono criminalizzati e spinti a realizzare la tesi di Regime sulla natura terrorista del movimento". Dall'Oglio fa un'ipotesi: "Immaginiamo per un attimo che, anche con l'aiuto determinante dei cristiani, il Regime riesca a schiacciare la rivoluzione. Possiamo prevedere 500 mila morti e 10 milioni di fuoriusciti. Cosa rimane della nostra testimonianza cristiana? Anche ad ipotizzare l'improbabile ritorno in Siria dei cristiani, cosa ci torneranno a fare dopo aver accettato un simile genocidio?". (ANSAmed).

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