(Di Francesco Cerri)
(ANSAmed) - ANKARA, 11 FEB -"Fosse successo in Inghilterra o
in qualsiasi altra democrazia, il premier si sarebbe
immediatamente dimesso", dice l'analista Yavuz Baydar. "Ma qui
no: Erdogan va avanti come se niente fosse, e così i direttori
dei media". E' bufera in Turchia da due giorni, da quando su
internet sono uscite le registrazioni degli 'ordini' distribuiti
per telefono dal premier, Recep Tayyip Erdogan, a direttori di
giornali e tv per fare cambiare una notizia sullo schermo,
togliere un articolo. Le telefonate, probabilmente intercettate
durante le inchieste anti-corruzione dai magistrati della
tangentopoli del Bosforo, ora rimossi, fanno emergere il quadro
di una stampa agli ordini, con direttori che rispondono "sì,
signore", "sarà fatto subito, signore". Dopo una chiamata del
'sultano' tre giornalisti del quotidiano Haberturk sono stati
licenziati per avere pubblicato una notizia critica verso il
governo. In altre registrazioni due dirigenti di un giornale si
preparano a modificare i risultati di un sondaggio a vantaggio
del partito islamico Akp del premier. Le telefonate sono finite
in rete - con altre prove a carico di personalità vicine al
potere - probabilmente per iniziativa dei magistrati rimossi
nelle ultime settimane, per impedire l'insabbiamento delle loro
inchieste. Sotto Erdogan i media turchi stanno diventando "come
la Pravda" sovietica, ha tuonato oggi il capo del Mhp, il
secondo partito di opposizione, Devlet Bahceli. La
socialdemocratica Emine Ulker Tarhan ha paragonato il capo del
governo allo stregone Saruman, leader delle forze del male nella
saga del "Signore degli Anelli". "La Turchia è diventata un
Paese nel quale titoli dei giornali e programmi tv possono
essere cambiati con una telefonata", ha stigmatizzato. Le
organizzazioni di giornalisti denunciano da tempo la situazione
critica della libertà di stampa in Turchia, dove il governo ha
preso il controllo diretto o indiretto, attraverso pressioni
economiche, usando fra l'altro l'attribuzione di appalti
pubblici ai proprietari, per imporre una 'autocensura' ai grandi
media. Solo pochi giornali di opposizione, come Sozcu e
Cumhuriyet, o l'indipendente Taraf, rimangono voci critiche, ma
con una diffusione confidenziale, cui si sono aggiunti ora
testate, come Zaman, Birgun o la tv CnnTurk, vicine al
predicatore Fetuyllah Gulen, l'ex alleato ora arci-nemico di
Erdogan. Per il Comitato internazionale per la protezione dei
giornalisti (Cpj), Erdogan "è impegnato in una ampia offensiva
per ridurre al silenzio i giornalisti critici attraverso
detenzione, procedure legali e intimidazione ufficiale" in "una
delle più vaste campagne di repressione della libertà della
stampa nella storia recente". La settimana scorsa è stato
espulso un giornalista di Zaman, di nazionalità azera, per dei
tweet critici verso Erdogan. Le polemiche degli ultimi giorni
hanno provocato una inedita "confessione" del direttore di
Haberturk Fatih Altayli, sottoposto agli ordini telefonici del
premier stando alle intercettazioni, di cui finora non è stata
contestata l'autenticità. "L'onore del giornalismo è stato
calpestato. Ogni giorno ci cade addosso una pioggia di
direttive. Si può scrivere quello che si vuole? Tutti hanno
paura", ha detto a Cnn Turk. "E' noto che chiunque lavori nei
media affronta queste situazioni", ha spiegato Altayli: "Un
giorno si saprà che tutti sono nella mia situazione". (ANSAmed).