La formazione politica, con circa 30 mila sostenitori sui social network, opera regolarmente in Tunisia in nome di un'autorizzazione avuta dal ministero dell'Interno nel 2018 e ha lanciato una campagna intitolata "lotta contro la colonizzazione della Tunisia da parte dei migranti irregolari subsahariani".
Alcuni suoi membri girano per i quartieri di Tunisi per sensibilizzare la popolazione affinché si opponga alla loro presenza in Tunisia, diffondendo una sorta teoria del complotto per il quale la presenza di detti subsahariani sarebbe il frutto di un piano ordito dai paesi europei in collusione con le élite tunisine francofone, sostenute dall'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), per "colonizzare" la Tunisia.
Secondo il partito nazionalista tunisino, la maggior parte dei subsahariani che arriva sul suolo tunisino, proviene da paesi francofoni e viene utilizzata dalle forze "nemiche" della Tunisia in una sorta di scontro di civiltà.
La Tunisia fu tra i primi al mondo ad abolire la schiavitù e nel 2018, primo della regione, si è dotato di una legge criminalizza la discriminazione razziale. Tra le richieste della petizione del partito nazionalista tunisino infatti vi è anche l'abrogazione della legge 50/2018, sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, oltre all'imposizione di visti per chi arriva in Tunisia dai paesi subsahariani.
(ANSAmed).
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