ROMA - In Algeria sono a rischio i diritti fondamentali dell'uomo come quello a manifestare pacificamente e alla libertà di opinione. Lo evidenzia l'Onu che riferisce di aver ricevuto rapporti preoccupanti sull'uso sproporzionato della forza contro le manifestazioni pacifiche e gli arresti continui di chi scende in piazza per protestare, oltre che episodi di violenze fisiche e sessuali sui manifestanti detenuti.
Da quando a febbraio sono riprese le marce settimanali di protesta dei militanti del movimento Hirak, che chiede un radicale cambiamento del sistema politico, le autorità continuano a presidiare l'accesso ai punti di assembramento.
''Chiunque è considerato un manifestante viene arrestato e molti sono stati rilasciati solo dopo aver firmato un documento che assicura che non parteciperà più a nessun tipo di protesta'' ha dichiarato Rupert Colville, portavoce dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per di diritti dell'uomo.
Militanti, difensori dei diritti umani, studenti, giornalisti, blogger o semplici cittadini che hanno espresso pacificamente il loro disaccordo all'attuale regime politico hanno continuato in questi mesi ad essere oggetto di inchieste penali. ''Circa 70 persone sono ancora detenute con l'accusa di aver esercitato il loro diritto legittimo ad esprimere la propria opinione'' dice l'Onu che, per questo, chiede alle autorità algerine di cessare immediatamente il ricorso alla violenza per disperdere le manifestazioni pacifiche ed esorta Algeri a mettere fine agli arresti e alle detenzioni arbitrarie oltre che a mantenere la promessa della grazia presidenziale per i partecipanti al movimento Hirak e a cessare ogni forma di intimidazione nei loro confronti.