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Montenegro: bufera politica dopo risoluzione su Srebrenica

Componente serba sul piede di guerra. O nuovo governo o al voto

18 giugno, 13:17

(ANSAmed) - BELGRADO, 18 GIU - Nuove turbolenze politiche in Montenegro, dove ieri sera il Parlamento ha adottato una risoluzione che vieta la negazione del genocidio di Srebrenica, approvando al tempo stesso un provvedimento di destituzione del ministro della Giustizia Vladimir Leposavic, che nei mesi scorsi aveva messo in dubbio il genocidio compiuto nella cittadina bosniaca nel luglio 1995 dalle forze serbo-bosniache di Ratko Mladic.

La risoluzione su Srebrenica è stata approvata con i voti anche del maggior partito di opposizione Dps del presidente Milo Djukanovic, cosa questa che ha indotto in tanti a parlare di evidente nuova maggioranza e di crisi di governo, una situazione che non rispecchierebbe più l'esito delle elezioni del 30 agosto scorso, che avevano mandato il partito di Djukanovic all'opposizione dopo 30 anni di potere incontrastato.

Sul piede di guerra sono in particolare i rappresentanti delle forze filoserbe, sostenute dalla massiccia componente serba della popolazione del Montenegro (un terzo circa). Andrija Mandic, leader del Fronte Democratico, formazione filoserba che fa parte della coalizione di governo, ha denunciato il 'colpo di mano' in Parlamento chiedendo la formazione di un nuovo esecutivo o nuove elezioni. Dal Parlamento di Podgorica, ha detto Mandic, è venuto un attacco alla Serbia e al popolo serbo ancora più forte e ostile di quanto fatto dal Tribunale dell'Aja. A Belgrado un deputato del partito di maggioranza Sns, la forza politica guidata dal presidente Aleksandar Vucic, ha proposto di dichiarare persona non grata in Serbia tutti i deputati e tutti i membri del governo montenegrino, compreso il premier Zdravko Krivokapic, che ieri hanno votato a favore della risoluzione su Srebrenica. La posizione ufficiale di Belgrado è che a Srebrenica vi fu un massacro perpetrato da singoli responsabili, ma non un genocidio, come ritiene la giustizia internazionale.

Di tenore opposto le reazioni della componente croata e musulmana in Bosnia-Erzegovina. Sefik Dzaferovic, membro bosgnacco musulmano della presidenza tripartita bosniaca, ha definito la risoluzione un contributo al ripristino della fiducia e al rafforzamento della pace nella regione. Il membro croato della presidenza Zeljko Komsic ha parlato di decisione da Paese civile, auspicando che lo stesso facciano Bosnia-Erzegovina e Serbia. In Bosnia-Erzegovina è alquanto difficile adottare decisioni unitarie per la profonda divisione fra le due entità (Republika Srpska e Federazione croato-musulmana) e i tre popoli (bosgnacchi musulmani, serbi ortodossi e croati cattolici) che compongono il Paese balcanico.(ANSAmed).

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