La regione, tra le più povere del Paese, negli anni Novanta teatro anche di scontri interetnici durante la guerra serbo-croata, ha subito danni a 40 mila edifici, perlopiù a case, delle quali 3.200 mila sono ancora completamente inagibili. Immediatamente furono sospese tutte le restrizioni contro la pandemia del coronavirus, per permettere l'arrivo degli aiuti e l'evacuazione della popolazione.
Nelle settimane successive la regione fu colpita da una trentina di lievi e medie scosse di assestamento e da una più forte, di magnitudo 5.0. Solo a febbraio sono stati registrati tre terremoti sopra i quattro gradi.
Nelle aree colpite il governo ha allestito 1.300 container dotati di elettricità. Gli sfollati sono ancora quasi quattromila. La ricostruzione è malapena iniziata e ancora circa tremila persone vivono nei container, ragione per la quale oggi durante la visita a Petrinja il primo ministro croato ha incontrato un gruppo di circa cento manifestanti che hanno chiesto un intervento più decisivo del governo.
I danni diretti sono stati stimati a 5,5 miliari di euro, circa il 10 per cento del prodotto interno lordo del Paese.
Nella stima sono inseriti solo i danni materiali agli edifici, senza i costi degli aiuti alla popolazione. (ANSAmed).