In corso da ieri nella località turistica sul lago omonimo nel sud della Macedonia del Nord, il Forum di Ohrid - che si tiene a quattro anni dallo storico accordo fra Skopje e Atene che pose fine a una disputa trentennale sul nome del Paese ex jugoslavo - ha visto finora gli interventi di numerosi leader della regione, tutti centrati sull'importanza dell'integrazione europea dei Balcani occidentali. Il presidente croato Zoran Milanovic si è riferito in particolare alla necessità di risolvere il conflitto fra Serbia e Kosovo, A suo avviso infatti, non c'è modo di procedere se i Paesi dei Balcani occidentali non si riconoscono. Il presidente sloveno Borut Pahor da parte sua ha insistito sull'importanza di concedere rapidamente e senza ulteriori condizionalità lo status di Paese candidato alla Bosnia-Erzegovina, Paese cruciale per la stabilità regionale, per evitare il rafforzamento di nazionalismi e posizioni sempre più euroscettiche.
Alle minacce russe sulla stabilità dei Balcani, con il conflitto armato in Ucraina, e alla necessità di una adeguata risposta di Bruxelles, si è riferito il presidente montenegrino Milo Djukanovic, mentre per la presidente del Kosovo Vjosa Osmani è di estrema importanza che Ue e Usa non lascino un vuoto che potrebbe essere utilizzato e occupato da attori terzi. Lo status di Paese candidato, ha detto, va dato a Ucraina, Moldova e Georgia, ma anche a Kosovo e Bosnia-Erzegovina.
A Ohrid, dove ieri era presente anche il presidente del Consiglio europeo Charles Michel con il padrone di casa, il presidente macedone Stevo Pendarovski, sono intervenuti tra gli altri i ministri degli Esteri di Austria, Turchia, Croazia, Polonia, Slovacchia, il commissario Ue all'allargamento Oliver Varhelyi, gli inviati speciali per i Balcani occidentali di Ue, Usa, Regno Unito, Germania e Austria.(ANSAmed).