L'udienza odierna è stata aggiornata dopo che i legali di Patrick hanno fatto ricorso ad "un'altra tattica" chiedendo di consentire al loro assistito di viaggiare all'estero in attesa che venga pronunciata la sentenza su un caso analogo che ha rilevanza ai fini di quello di Patrick. Lo ha riferito lo stesso attivista egiziano in dichiarazioni all'ANSA subito dopo la conclusione dell'udienza a Mansura.
"Stanno tentando una nuova tattica per darmi l'opportunità di viaggiare di nuovo", ha sintetizzato Patrick. "Il team degli avvocati ha iniziato a parlare di una nuova richiesta: vogliamo, per così dire, congelare questo caso", ha premesso il ricercatore e attivista riferendo che "c'è un altro caso nella stessa situazione". I legali "fanno il tentativo di ottenere il privilegio di farmi viaggiare (...) fin quando non emettono la sentenza su quest'altro caso", ha aggiunto senza precisare il tipo di corte. Insomma "aspettiamo la decisione di un'altra corte", si è limitato a spiegare ancora Patrick. "Questo (mio) caso sarà congelato a lungo e così, forse, avrò la possibilità di viaggiare", ha ribadito notando che quello di cui si aspetta la sentenza era stato aperto "anni fa". I suoi legali "vogliono far recepire la decisione di un'altra corte che possa essere applicata al mio" caso, che così potrebbe essere "chiuso direttamente senza bisogna di fare nulla", ha concluso parlando nei pressi del Palazzo di Giustizia di Mansura.
L'attivista per i diritti umani e civili è a piede libero dopo la scarcerazione disposta l'8 dicembre e arrivata al termine di 22 mesi di custodia cautelare, ma non può tornare in Italia. Patrick convive col rischio di altri cinque anni di carcere per aver scritto un articolo su alcuni casi di discriminazione di cristiani egiziani che configurerebbe il reato di "diffusione di notizie false" ai anni dell'Egitto, sanzionato appunto anche con cinque anni di carcere.(ANSAmed).