BEIRUT - Si apre a Damasco la conferenza internazionale, voluta dalla Russia, sul rientro in Siria di milioni di profughi fuggiti a causa delle violenze scoppiate nel paese dieci anni fa.
La conferenza è boicottata dall'Unione Europea, dalla Turchia e dagli Stati Uniti, mentre vi partecipano i Paesi alleati del governo siriano: oltre alla Russia, l'Iran e la Cina.
Saranno presenti anche delegazioni di Paesi che hanno di recente ripristinato, formalmente o di fatto, rapporti con Damasco dopo anni di tensione, come gli Emirati Arabi Uniti, l'Oman e il Libano. Il Pakistan sarà presente mentre l'Onu ci sarà soltanto in qualità di "osservatore".
Secondo analisti locali, nell'ottica di Mosca questa conferenza serve a sancire la fine della guerra in Siria e il ripristino della legittimità internazionale del governo siriano incarnato dal presidente Bashar al Assad.
Dal 2011 a oggi circa la metà dei 20 milioni di abitanti siriani totali hanno dovuto abbandonare le proprie case, come sfollati interni (circa 4 milioni) e come profughi all'estero (6 milioni), per lo più distribuiti tra i paesi confinanti (Turchia, Giordania, Libano, Iraq), e in minima parte in Europa, Nord America, Africa e Asia.