Ma cambiare i Trattati, per i vertici europei, non sarà per nulla semplice. Mentre a Strasburgo von der Leyen rilanciava la necessità di una riforma, 13 Paesi membri mettevano già nero su bianco il loro secco no: "Cambiare i Trattati europei sarebbe "sconsiderato e prematuro" e rischierebbe "di togliere energia politica all'importante compito di trovare soluzioni alle domande dei cittadini", hanno scritto in un 'non-paper' Bulgaria, Repubblica Ceca, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Lituania, Lettonia, Malta, Polonia, Romania, Svezia e Slovenia. Nel mirino c'è innanzitutto il superamento della regola dell'unanimità, tradizionalmente osteggiata dai Paesi più piccoli. Ma i 'no' arrivano anche dalla base europarlamentare.
Il gruppo sovranista Ecr, con il co-presidente Raffaele Fitto, ha sottolineato come la soluzione per il futuro dell'Ue non sia "la creazione di un super-Stato europeo".
A settembre, in occasione del discorso sullo Stato dell'Unione, von der Leyen proverà a dare le prime risposte alle 49 proposte della Conferenza sul futuro dell'Europa. (ANSAmed).