Intanto l'ambasciatore saudita a Beirut Walid Bukhari è stato oggi ricevuto a nord-est di Beirut dal patriarca cattolico maronita Bishara Rai, tornato da qualche giorno dall'incontro a Roma con Papa Francesco e con gli altri patriarchi delle Chiese orientali per discutere della crisi libanese.
Le ambasciatrici Shea e Grillo si recano a Riad per tentare di sbloccare il prolungato stallo istituzionale libanese che contribuisce a esacerbare gli effetti della peggiore crisi economica vissuta dal Libano dal 2019. Il paese non ha un governo con pieni poteri da quasi un anno, da quando il premier Hassan Diab si è dimesso in seguito alla devastante esplosione del porto di Beirut il 4 agosto del 2020.
Il premier incaricato Saad Hariri, fino al 2017 molto vicino all'Arabia Saudita, non è riuscito in questi mesi ad accordarsi con gli altri leader politico-confessionali per la spartizione delle quote ministeriali in seno all'esecutivo.
Per sbloccare gli aiuti internazionali utili al Libano per alleviare le pesanti conseguenze del default finanziario, annunciato a marzo del 2020, e della continua svalutazione della lira (un dollaro è scambiato oggi a 18mila lire, nel 2019 a 1.500 lire), la comunità internazionale chiede insistentemente alla contestata classe politica libanese di formare un nuovo governo.
E' in questo contesto che si inserisce la missione, inusuale, di due ambasciatori occidentali accreditati a Beirut, come inviati speciali di Washington e Parigi in una capitale regionale.
Il 29 giugno scorso a Roma, il segretario di Stato Usa Antony Blinken e il ministro degli esteri francese Jean-Yves Le Drian avevano incontrato il ministro degli esteri saudita Faysal ben Farhan e i tre avevano discusso, tra l'altro, della questione libanese. I tre ministri si erano già incontrati a Parigi lo scorso 25 giugno. (ANSAMed).