Il sistema sanitario ellenico - dove è norma portare 'bustarelle' (fakelakia in greco) al personale per garantirsi una buona assistenza - era fino alla crisi ancora sufficientemente 'generoso' per accogliere tutti, nonostante una cattiva amministrazione diffusa e nomine quasi esclusivamente politiche ai vertici dei 133 nosocomi pubblici. Oggi molti malati rischiano la vita, perché il buco nei conti incide nella carne viva delle prestazioni sanitarie. A Chaidari (sobborgo di Atene) il personale ospedaliero denuncia mancanza di cotone, cateteri, guanti e lenzuola di carta per coprire i tavoli operatori, che a volte vengono riusate, con gravi rischi per l'igiene. Intanto, le visite si abbreviano, perché le code diventano sempre più lunghe in turni sempre più estenuanti per i medici. E qualcuno, fatalmente, potrebbe non avere in tempo le cure di cui ha bisogno. O non essere visitato con la necessaria cura per avere una diagnosi giusta. Su questo dramma gravano le raccomandazioni del Fmi: la spesa sanitaria deve restare sotto al 6%, mentre ora è attorno al 10%. Come? Essenzialmente non spendendo più così tanto per i farmaci, un conto costantemente in ascesa nell'ultimo decennio. Ovvero, dice il Fondo, occorre tagliare 2 miliardi di euro rispetto alle spese del 2010. I critici di questa linea dura dicono che senza una riforma complessiva del sistema sanitario, i tagli significheranno solo meno medicine per chi ne ha bisogno. E con la crisi e la disoccupazione che esplode, molti non sono neanche i grado di pagare il ticket, che ormai sfiora il 20% del costo del farmaco.
Ancora una volta, la crisi greca mostra il suo lato più vero: non i numeri dal sapore astratto dei conti e dei debiti, ma le sofferenze reali di coloro che, in stragrande maggioranza, di questa crisi non hanno alcuna responsabilità ma ne sentono il morso.(ANSAmed).