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200 anni da nascita Schliemann, padre archeologia moderna

Vita avventurosa alla scoperta di Troia e Micene coi loro tesori

05 gennaio, 13:59

(ANSAmed) - ROMA, 05 GEN - (di Paolo Petroni) (ANSAmed) - ROMA, 5 GEN - Un sognatore certo, ma con un'ostinazione e una forza che lo porteranno a divenire il creatore della moderna archeologia e lo scopritore dei resti di Troia e di Micene in Anatolia, tanto che Heinrich Schliemann, di cui il 6 gennaio ricorrono i duecento anni dalla nascita nel 1822, è sepolto nel cimitero storico di Atene in una tomba in marmo bianco con fregi ispirati ai poemi omerici e alla sua vita, ritratto con casco coloniale in testa e in mano una copia dell'Iliade.

Schliemann, come pochi altri personaggi, è una delle figure che più hanno contribuito a rendere affascinante e a far apparire avventurosa e non solo dedita a classificazioni e studi antichi la vita dell'archeologo, grazie anche al ritratto che ne fece C.W. Ceram nel suo celebre libro ''Civiltà sepolte''. Del resto la sua fu davvero una vita e una ricerca complicata da varie, gravi difficoltà legate ai permessi di scavo e alcune disgrazie, come la morte della figlia Natalia nel 1869, la cui notizia lo raggiunge mentre si accingeva a iniziare i primi scavi alla ricerca di Troia. Poi le cause intentategli in vari momenti della sua vita da proprietari di terreni come dal governo turco per il trafugamento del cosiddetto Tesoro di Priamo, infine le contestazioni scientifiche relative ai suoi scavi proprio di Troia, con cui dovette lottare per due anni, prima di veder riconosciute ufficialmente le sue scoperte, cui dedicò vari libri, a partire dal primo uscito nel 1873. Figura umanamente controversa, come studioso è oggi invece riconosciuto per le sue innovazioni nel campo degli scavi, che, da generici e di pura ricerca di manufatti, trasformò in cantieri organizzati e ideò un procedimento d'indagine da fare sul campo contestualmente allo scavo: ideò l'utilizzo dell'analisi stratigrafica, che gli derivava dalla sua precedente esperienza nelle miniere della California, cui aggiunse l'aiuto di una moderna documentazione fotografica e il ricorso a disegni e schedatura con le informazioni sui vari ritrovamenti.

Schliemann nacque a Neubukow in Germania, figlio di un pastore protestante che, leggendoglieli, gli trasmise la sua passione per i poemi omerici, da cui nacque la sua voglia di ritrovarne i luoghi. Lasciati gli studi per dedicarsi al commercio non ebbe fortuna e tentò di emigrare in Venezuela, ma la nave naufragò e si ritrovò a venti anni in Olanda a lavorare come fattorino, frequentando persone di ogni tipo e imparando l'inglese, il francese, l'italiano e il russo, prima di partire per Pietroburgo e più tardi per gli Usa, dove gestì miniere d'oro sino al 1852 e si arricchì prestando soldi ai cercatori.

Da lì a trenta anni tornò in Russia, dove fece fortuna rifornendo di cibi e armi l'esercito zarista durante la Guerra di Crimea. Messa insieme una vera ricchezza, viaggiò in India, Cina e Giappone prima di pensare a realizzare i propri sogni e recarsi in Turchia, in Anatolia, finendo di concentrare la propria attenzione sulla collina di Hissarlik, dove tra il 1870 e il 1873 portò alla luce non solo la Troia di Priamo ma, negli anni, ben otto città costruite una sulle rovine della precedente, andando dall'età del bronzo sino a un insediamento romano del IV secolo d.C.

La scoperta di Troia, che dava ragione alle sue intuizioni, lo spinse poi a cercare anche la città nemica, la Micene di Agamennone, dove negli anni portò alla luce luoghi e migliaia di oggetti, comprese nel 1876 alcune maschere d'oro, a cominciare da quella detta di Agamennone e divenuta poi celeberrima, che coprivano i volti dei defunti in una necropoli con tombe che definì degli eroi achei. Uno scavo davvero di grande importanza perché confermò l'esistenza di una raffinata civiltà precedente a quella della Grecia classica. Torna poi a scavare a Troia nel 1978 e l'anno dopo, proprio mentre stava per chiudere gli scavi, vide qualcosa a 10 metri di profondità che lo spinse a allontanare tutti gli operai e, rimasto solo con la moglie, in un gigantesco recipiente di rame trovò migliaia di oggetti d'oro, diventati famosi come il Tesoro di Priamo, che riuscì a portare in Grecia e poi in Germania clandestinamente e che, dopo la Seconda guerra mondiale, sono finti in Russia. A Troia tornerà anche nel 1882 e poi nel 1890, poco prima della sua morte, avvenuta a Napoli il 26 dicembre a 68 anni, mentre sognava di Atlantide ed era stato anche a cercar di scavare a Creta.(ANSAmed).

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