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Cefalonia e Itaca, la natura come chiave per ripartire

L'Unesco riconosce lo straordinario geoparco globale delle isole

26 maggio, 10:08

(di Patrizio Nissirio) (ANSAmed) - ARGOSTOLI, 26 MAG - Nel caldo ancora godibile di maggio Lambros Papalambros, che disegna gioielli oltre a fare la guida di trekking, sale rapido tra rocce e capre verso le mura ciclopiche dell'antica acropoli di Sami, uno dei villaggi di Cefalonia. Una zona abbracciata da una folta vegetazione - ulivi, cipressi, querce soprattutto - come gran parte di quest'isola ionica che, con la 'sorella minore' Itaca, sta ripartendo con il turismo dopo due stagioni difficili. Le camminate in mezzo alla natura, lungo centinaia di chilometri di sentieri sono infatti una delle attrazioni su cui si punta, oltre alle splendide spiagge - tra cui la celebre Myrtos - e all'incredibile mare turchese.

E la natura, da queste parti, ha molto da offrire: nell'aprile 2022, Cefalonia e Itaca sono state riconosciute come geoparco globale dall'Unesco, un'area la cui unicità è simboleggiata, in particolare, dal fenomeno che da una dolina poco distante dal capoluogo Argostoli, fa precipitare senza sosta l'acqua di mare in un percorso sotterraneo dove, mescolatasi all'acqua piovana che scende dalle montagne, spunta salmastra nel lago di Melissani, dall'altra parte di Cefalonia, una voragine con acqua cristallina e stalattiti, visitabile con barchette a remi. In tutto, tra le due isole, ci sono 49 siti da visitare, insieme al mare che le circonda.

"Non è solo questione di bellezza naturale - dice la geologa del parco Eleni Zoumbouli - la natura influenza la cultura, le attività umane sulla terraferma e in mare, la storia e i suoi eventi. Anche per questo è importante conoscerla e visitarla e questa è l'idea che c'è dietro al geoparco".

Un riconoscimento che potrebbe avere ricadute importanti ssul turismo. "Queste restano isole molto amate soprattutto dagli inglesi, nel 2019 ne arrivarono oltre 60.000, seguiti a distanza dagli italiani, circa 35.000 - spiega Gerasimos Timotheatos, presidente dell'associazione degli albergatori di Cefalonia e Itaca - Poi c'è stato il coronavirus, ma quest'anno ci aspettiamo che molti italiani tornino".

E per i visitatori italiani, oltre alle bellezze isolane e alla gastronomia locale, Cefalonia offre anche un luogo di una difficile memoria, il monumento che ricorda le migliaia di militari uccisi dai tedeschi dopo l'8 settembre, in seguito al loro rifiuto di arrendersi e consegnare le armi. Una vicenda che l'allora presidente Carlo Azeglio Ciampi indicò, venendo sull'isola, come "il primo atto della Resistenza, di un' Italia libera dal fascismo".

C'è anche altra Italia, su queste sponde, come il nome della cantina Gentilini con i suoi vini che ben rappresentano la crescita dell'enologia greca negli ultimi vent'anni, tra cui il tipico Robola, e il suo stemma che rappresenta un leone di San Marco stilizzato.

E proprio gli echi veneziani - 300 anni di dominazione a partire dal '500 - sono i protagonisti della cucina tradizionale locale, a partire dai nomi: come l'agliada, patate bollite pestate nel mortaio con aglio, olio e limone (in altre parti della Grecia un ricetta simile si chiama skordalià, da 'skordo', ovvero aglio in greco), o le mandorle tostate (qui chiamate con evidente eco italiana 'mandole') o il dolce fatto con la stessa frutta secca ('mandolata').

E se Cefalonia offre anche in alta stagione angoli tranquilli, chi vuole essere ancora più lontano da tutto e tutti, può prendere una nave da Sami e raggiungere Itaca - che nonostante il nome evocativo e una statua di Ulisse al centro del capoluogo Vathì non corrisponde alla patria agognata dell'Odissea - quasi tutta avvolta dal verde e con pochi, minuscoli villaggi. Una natura protagonista assoluta, che accanto alla leggendaria ospitalità greca ('filoxenia') su cui scommettono gli operatori locali, sperando che la pandemia sia presto solo un ricordo. (ANSAmed).

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