Mardini, che ora vive e studia a Berlino, era sbarcata a Lesbo come rifugiata nel 2015: a seguito di un guasto al motore dell'imbarcazione su cui viaggiava assieme alla sorella Yusra, con cui condivideva la passione per il nuoto, aveva spinto la barca a riva mettendo in salvo i 18 compagni di viaggio. Yusra aveva poi partecipato come nuotatrice alle Olimpiadi di Rio nella squadra dei rifugiati. Una storia che aveva ispirato anche un film su Netflix, dal titolo 'The Swimmers' ('Le nuotatrici').
Appena un anno dopo l'arrivo in Europa, nel 2016, Sarah aveva deciso di tornare sull'isola greca per partecipare, come volontaria, alle operazioni di ricerca e salvataggio dei migranti in mare, ma nel 2018 è stata arrestata assieme a Sean Binder e ha trascorso più di 100 giorni in carcere prima di essere rilasciata su cauzione. I due attivisti, inoltre, sono oggetto di un'altra indagine ancora in corso con l'accusa di traffico di esseri umani, appartenenza a un'organizzazione criminale e riciclaggio di denaro, reati che potrebbero portare a una pena massima di 20 anni di reclusione. La vicenda ha suscitato le proteste delle principali organizzazioni per i diritti umani in Grecia, tra cui Amnesty International e Human Rights Watch. Come riportato su Twitter dalla ong Fenix di Lesbo, il processo iniziato oggi contro i 24 attivisti proseguirà probabilmente venerdì prossimo.(ANSAmed).