MOSCA - "Il rapporto di Amnesty è molto esagerato, la situazione sull'immigrazione in Libia è molto complicata, siamo molto soddisfatti dell'aiuto che stiamo ricevendo dall'Italia per migliorare le condizioni nei campi di detenzione". Lo ha detto il ministro degli Esteri libico di Tripoli, Mohamed Taher Siala, commentando l'accusa di Amnesty secondo cui "i governi europei" e "in particolare l'Italia" sono "consapevolmente complici delle torture e degli abusi su decine di migliaia di migranti detenuti dalla autorità libiche per l'immigrazione in orribili condizioni in Libia". "Chiediamo aiuto a tutti i Paesi perché la Libia non può diventare un grande campo per immigrati clandestini: se possono ottenere asilo o un lavoro che vadano in Europa, alcuni di loro possono trovare lavoro in Libia, e sono i benvenuti, altri dovranno tornare a casa loro", è l'appello poi lanciato da Siala. "Chiediamo all'Ue che faccia pressione su questi Paesi perché riprendano i loro cittadini", ha aggiunto.
"La lotta all'immigrazione clandestina - ha detto Siala - deve iniziare dal confine meridionale del nostro paese: serve una rete di controllo elettronica e la cooperazione dei paesi africani, anche attraverso l'Unione Africana. Noi a sud abbiamo un confine lungo 4mila chilometri mentre la costa Mediterranea è lunga 2mila, per pattugliare le frontiere servirebbe l'esercito cinese".
Siala ha poi sottolineato che nei 42 campi di detenzione presenti in Libia ci sono 31mila persone. "Noi - ha aggiunto - garantiamo cibo e assistenza sanitaria ma i numeri stanno aumentando e senza l'aiuto dell'Unione Araba non ce la faremo".
Siala ha questo proposito ha dichiarato che la Libia "non è disposta" ad aprire altri centri di detenzione. "Per quanto riguarda le voci di sfruttamento di esseri umani, dell'uso della schiavitù. c'è già una commissione al lavoro: è contro la nostra religione, la nostra cultura, e se emergeranno dei responsabili saranno puniti secondo le nostre leggi".