(ANSAmed) - BELGRADO, 25 AGO - In Bosnia-Erzegovina le
autorità locali del Cantone di Una-Sana, nel nordovest del Paese
al confine con la Croazia, hanno imposto il divieto di ingresso
nel territorio ai migranti illegali, che in numero sempre
maggiore arrivano in zona percorrendo la rotta balcanica con
l'obiettivo di passare in Croazia e proseguire verso l'Europa
occidentale. Il Cantone di Una-Sana fa parte della Federazione
croato-musulmana, una delle due entità che compongono la
Bosnia-Erzegovina. Anche le autorità della Republika Srpska,
l'altra entità del Paese, non consentono l'ingresso dei migranti
nel loro territorio, pertanto - osservano i media regionali -
gli ultimi profughi arrivati, circa un centinaio, sono relegati
in una sorta di terra di nessuno fra le due entità bosniache. La
Croce Rossa è intervenuta distribuendo loro cibo e acqua. Una
situazione che alimenta la tensione crescente nel Paese
balcanico, che ha visto crescere progressivamente negli ultimi
mesi il flusso di migranti, disponendo tuttavia di risorse e
mezzi limitati per la gestione del problema. Secondo varie
stime, i migranti nel nordovest della Bosnia-Erzegovina, in
particolare a Bihac e Velika Kladusa, sono fra 7 mila e 10 mila,
e la loro presenza provoca al tempo stesso preoccupazione nella
popolazione locale, che con sempre maggiore frequenza organizza
proteste per denunciare rischi e minacce alla propria sicurezza.
Si moltiplicano infatti i casi di furti e aggressione da parte
di gruppi di migranti che vagano nella zona nella continua
ricerca dei modi per passare la frontiera con la Croazia.
(ANSAmed).