Tunisi è infatti il luogo d'elezione dell'autrice, che condivide in queste pagine le infinite scoperte e sorprese raccolte con occhio attento e sensibile durante i suoi lunghi soggiorni nella capitale nordafricana. Il libro, arricchito dalle illustrazioni di Gabriele Scarafia, racconta una città nascosta e inaspettata: dalla Porta del Mare ai labirintici vicoli della medina, fino agli eleganti quartieri e alle località costiere, la narrazione si snoda fra descrizioni e aneddoti, annotazioni personali e vivaci ritratti dal vero.
Persone e personaggi, tradizioni, palazzi antichi e animali, ricette e sapori, moschee e chiese, venditrici di gelsomini o di datteri, i veri tunisois e gli espatriati, spesso italiani. Il museo del Bardo e la tomba di Craxi ad Hammamet, la bottega del tessitore di seta e l'hammam. E poi le feste comandate, i complessi rituali di nozze, i montoni sui tetti, la mano di Fatima e l'onnipresente Inshallah, continua testimonianza di un approccio alla vita fatalistico ma anche molto rilassato.
«Ogni volta che dovevo partire da Tunisi era una 'tragedia' - racconta Ferrato - Cosa che faceva sorridere i miei amici tunisini. Avevo sempre una paura irrazionale di non poter tornare. Con la situazione attuale ho avuto, diciamo così, una buona scusa per non andarmene. Ora sono qua da quasi un anno e ben decisa a rimanere e a mettere nuove radici. Da tutta la vita volevo un posto che mi appartenesse e a cui appartenere. Una fonte inesauribile di poesia, di incontri, di merci colorate, un gran bazar a cielo aperto... Sono finalmente tornata a casa?» "Da tutta la vita volevo un posto che mi appartenesse e cui appartenere - conclude - L'avevo cercato a Torino, quando smarrita correvo al mercato di Porta Palazzo per vedere altri volti, colori più familiari, sentire parlare altre lingue, respirare odori e sapori che la mia anima anelava. A Tunisi ho trovato subito il mio ambiente". (ANSAmed) (ANSA).