Le nazionalità dichiarate dai migranti sbarcati in Italia sono riconducibili ai Paesi che maggiormente stanno soffrendo la pressione del cambiamento climatico. Nel 2021 tra i primi Paesi di origine ci sono: Tunisia, Egitto, Bangladesh, Afghanistan, Siria, Costa d'Avorio, Eritrea, Guinea, Pakistan e Iran. Si tratta, rileva il dossier, di Paesi dipendenti dal grano russo e ucraino e aree del mondo allo stremo per la siccità intervallata da alluvioni, per l'innalzamento delle temperature medie e per le conseguenti carestie che stanno affamando decine di milioni di persone. A far crescere il numero degli sfollati, infatti, ci sono i conflitti disseminati in tutto il mondo, che non provocano solo morti, sfollati e distruzione di intere città, ma generano un forte impatto ecologico che peserà anche sulle future generazioni. Ne è un esempio il conflitto in Ucraina, che ha innescato anche un'altra guerra, molto subdola, quella del grano e dei cereali, che a sua volta rischia di peggiorare la già precaria sicurezza alimentare in diversi Paesi del mondo e il cui effetto sui prezzi delle materie prime alimentari potrebbe farsi sentire a lungo termine (Russia e Ucraina, secondo i dati della FAO, producono il 12% di tutte le calorie alimentari importate ed esportate a livello globale, controllando il 29% dell'export totale di grano). La dipendenza dal grano proveniente dai due Paesi belligeranti, unitamente alla crisi climatica in corso - in particolare per quanto riguarda il Medio Oriente, l'Africa settentrionale e subsahariana - minaccia quindi di aumentare la spinta migratoria dalla sponda Sud del Mediterraneo.(ANSAmed).
Migranti sbarcati in Italia sempre più spinti da clima
IDOS, siccità e alluvioni affliggono principali Paesi origine
Le nazionalità dichiarate dai migranti sbarcati in Italia sono riconducibili ai Paesi che maggiormente stanno soffrendo la pressione del cambiamento climatico. Nel 2021 tra i primi Paesi di origine ci sono: Tunisia, Egitto, Bangladesh, Afghanistan, Siria, Costa d'Avorio, Eritrea, Guinea, Pakistan e Iran. Si tratta, rileva il dossier, di Paesi dipendenti dal grano russo e ucraino e aree del mondo allo stremo per la siccità intervallata da alluvioni, per l'innalzamento delle temperature medie e per le conseguenti carestie che stanno affamando decine di milioni di persone. A far crescere il numero degli sfollati, infatti, ci sono i conflitti disseminati in tutto il mondo, che non provocano solo morti, sfollati e distruzione di intere città, ma generano un forte impatto ecologico che peserà anche sulle future generazioni. Ne è un esempio il conflitto in Ucraina, che ha innescato anche un'altra guerra, molto subdola, quella del grano e dei cereali, che a sua volta rischia di peggiorare la già precaria sicurezza alimentare in diversi Paesi del mondo e il cui effetto sui prezzi delle materie prime alimentari potrebbe farsi sentire a lungo termine (Russia e Ucraina, secondo i dati della FAO, producono il 12% di tutte le calorie alimentari importate ed esportate a livello globale, controllando il 29% dell'export totale di grano). La dipendenza dal grano proveniente dai due Paesi belligeranti, unitamente alla crisi climatica in corso - in particolare per quanto riguarda il Medio Oriente, l'Africa settentrionale e subsahariana - minaccia quindi di aumentare la spinta migratoria dalla sponda Sud del Mediterraneo.(ANSAmed).