(di Alberto Zanconato) (ANSAmed) - BEIRUT, 2 FEB - Progetti per combattere la disoccupazione, soprattutto giovanile. Questa, avvertono le Nazioni Unite, è la prima sfida che i Paesi della regione mediorientale devono affrontare per creare le premesse di un futuro stabile dopo l'ondata di proteste della Primavera Araba e in presenza di una crisi globale che ha aumentato il divario tra i Paesi petroliferi e quelli che non dispongono di greggio. Lo sottolinea il rapporto annuale presentato a Beirut dalla Commissione economico-sociale dell'Onu per l'Asia occidentale (Escwa).
Lo studio rileva che mentre i Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo (Arabia Saudita, Kuwait, Emirati arabi uniti, Oman, Bahrein e Qatar), ricchi di petrolio, hanno goduto di un incremento medio del Pil del 6,1% nel 2011 e del 4,1% l'anno precedente, quelli appartenenti al gruppo delle 'economie più diversificate' hanno subito una contrazione del Pil del 2,7% nell'anno appena concluso e del 3,8% nel 2010.
Per quanto riguarda in particolare il Libano, il rapporto sottolinea i risultati negativi combinati della crisi in Occidente e degli sconvolgimenti politici nella regione, in particolare nella vicina Siria. Licenziamenti, forte diminuzione dell'afflusso turistico, contrazione delle attività edilizie e sensibile diminuzione delle rimesse degli espatriati, sottolinea l'Onu, hanno creato seri problemi all'economia nel Paese dei Cedri nel 2011.
"Quello attuale - ha sottolineato il vice segretario esecutivo dell'Escwa, Nadim Khouri, presentando lo studio - è un momento critico per tracciare un nuovo corso di sviluppo più inclusivo e sostenibile". Gli eventi della Primavera Araba, ha aggiunto Khouri, mettono in risalto la necessità di un cambiamento nella natura sociale e politica delle società di questi Paesi attraverso "la creazione di posti di lavoro come base di una crescita sostenibile post-rivoluzionaria". Non a caso proprio la disoccupazione, in particolare quella giovanile che in questi Paesi è in media di due o tre volte superiore alla disoccupazione complessiva, è stata all'origine delle prime proteste nel mondo arabo, sottolinea l'Escwa. E questo in una regione che vede tassi di crescita demografica tra i più alti al mondo.
Il rapporto dell'Onu suggerisce quindi l'adozione di "un nuovo modello di sviluppo basato su una maggiore diversificazione economica, una più efficace competizione e competitività, un'integrazione regionale e un rafforzamento dei mercati finanziari per favorire gli investimenti". Lo studio raccomanda inoltre di sviluppare la cooperazione tra diversi Paesi della regione al fine di realizzare "una gestione più sostenibile dell'acqua e del settore agricolo, ciò che potrà creare posti di lavoro 'verdi', ridurre la povertà rurale e incrementare la sicurezza alimentare". (ANSAmed).