BEIRUT - Dalla "terra benedetta" trafugata dalla tomba di un santo cattolico a quella che si dice sia stata raccolta nel mausoleo di un importante imam sciita, il coronavirus in Libano viene affrontato anche a colpi di rimedi più superstiziosi che scientifici. E sui social network ci si organizza già per vendere a caro prezzo le "terre miracolose" a chi cerca l'immunità e a chi è stato colpito dal Covid-19.
Il Libano è travolto dall'estate scorsa dalla più grave crisi economica e finanziaria e nelle settimane passate è stato annunciato formalmente il default del Paese. A questo si è aggiunto il coronavirus. Da quando il 20 febbraio è stato diagnosticato il primo contagio a Beirut (attualmente sono più di 100 i positivi, 3 i decessi confermati), il convento di San Marone sul Monte Libano, dove è custodita la tomba di San Charbel, venerato dalla chiesa cattolica maronita, ha cominciato a esser preso d'assalto da fedeli e da chiunque speri di aggiudicarsi un pugno di terra della cripta di San Charbel.
Nei giorni scorsi anche la comunità musulmana sciita ha individuato nella "terra santa" del mausoleo di Hussein, imam e "martire" degli sciiti sepolto a Karbala, città santa in Iraq, un rimedio salvifico contro il Covid-19. E su Whatsapp, Facebook e Telegram circolano messaggi pubblicitari di chi vende "la terra santa" dell'imam Hussein o quella di San Charbel. Su altri forum si discute su quando anche la comunità musulmana sunnita si doterà della propria terra miracolosa per contrastare la pandemia di coronavirus. Intanto, in tempo di quarantena a casa e di negozi chiusi, i venditori assicurano la consegna a domicilio della "terra". Nel caso di San Charbel si consiglia di bollirla nell'acqua e di filtrarla, magari industrialmente, prima di assumerne alcuni sorsi.