L'organizzazione non governativa internazionale ha denunciato il fatto che l'inchiesta giudiziaria libanese non sia riuscita a fare progressi significativi dopo sei mesi dal disastro, provocato dall'esplosione apparentemente accidentale di 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio da sette anni immagazzinato in un hangar del porto. Finora sono finiti dietro le sbarre una trentina di funzionari di medio e basso rango del porto e dei servizi di sicurezza. Il premier dimissionario Hassan Diab e tre ex ministri sono stati formalmente accusati dalla procura di "negligenza" e "mancanza" ma finora si sono rifiutati di rispondere alle domande degli inquirenti. "L'indagine locale è bloccata ed è minata da gravi violazioni procedurali, mentre i leader politici tentano di metter fine alle indagini", si legge nel comunicato di Hrw. "C'è dunque bisogno di un'indagine internazionale indipendente".
Secondo quanto emerso in questi mesi, tutte le istituzioni competenti libanesi, dalla Presidenza della Repubblica alla presidenza del consiglio ai vertici dei servizi di sicurezza, risultavano informate, ben prima del 4 agosto 2020, della presenza nel porto del carico di nitrato di ammonio, arrivato nello scalo marittimo libanese nel 2013. E da allora mai trasferito altrove. "Le autorità libanesi hanno pubblicamente promesso che le indagini dureranno cinque giorni. Ma sei mesi dopo, l'opinione pubblica è ancora in attesa di risposte", ha affermato Aya Majzoub, ricercatrice di Hrw per il Libano.
L'organizzazione denuncia inoltre il fatto che le decine di funzionari di medio e basso rango finiti in carcere rimangono dietro le sbarre in attesa da mesi di un processo. "Privare gli imputati di un giusto processo non aiuta a rendere giustizia alle vittime dell'esplosione", avverte la ricercatrice di Hrw.
"Un'inchiesta internazionale indipendente, così come riforme urgenti nel sistema di procedura legale libanese, sono le migliori garanzie perché le persone ottengano le risposte che meritano", conclude Majzoub.(ANSAmed).