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Libano: Banca mondiale minaccia blocco a campagna vaccini

Dopo voci su abusi di deputati

24 febbraio, 11:29

(di Lorenzo Trombetta)

BEIRUT - La Banca mondiale ha minacciato il governo libanese di interrompere il sostegno finanziario alla campagna di vaccinazione anti-covid, appena iniziata nel Paese travolto dalla crisi economica, a causa di presunte violazioni al protocollo di vaccinazione dovute a episodi di corruzione istituzionale. 

I media di Beirut hanno denunciato il fatto che il presidente della Repubblica libanese Michel Aoun, diversi membri dello staff presidenziale, almeno 16 deputati e 23 funzionari parlamentari hanno ricevuto il vaccino senza seguire le procedure di registrazione previste dal protocollo.

Il direttore dell'ufficio Medio Oriente della Banca mondiale, Saroj Kumar Jha, ha reagito alle prime indiscrezioni di stampa, minacciando la sospensione del sostegno al Libano. La Croce Rossa libanese ha dal canto suo affermato di non aver svolto alcun ruolo nelle vaccinazioni di deputati e funzionari istituzionali, così come i vertici del comitato scientifico della campagna anti-covid hanno denunciato una "violazione" della strategia nazionale anti-covid.
Saroj Kumar Jha della Banca Mondiale ha scritto su Twitter: "in caso di una conferma della violazione, la Banca mondiale può sospendere il finanziamento per i vaccini e il sostegno alla campagna anti-covid in Libano". "Mi appello a tutti, e intendo tutti - ha scritto l'alto responsabile dell'Oms - indipendentemente dalla vostra posizione, a registrarvi e aspettare il vostro turno".
La Banca mondiale finanzia la campagna di vaccinazione in un Paese che nel marzo del 2020 ha decretato default finanziario.
Intanto, dal palazzo presidenziale hanno confermato le indiscrezioni secondo cui il presidente Michel Aoun, membri della sua famiglia e una decina di persone del proprio staff sono stati vaccinati. Per questi ultimi, afferma il comunicato, sono state seguite le procedure di registrazione.
La campagna vaccinale in Libano era iniziata nei giorni scorsi con l'arrivo delle prima 28mila dosi in un paese che conta circa sei milioni di abitanti, inclusi oltre un milione di profughi siriani.
Il protocollo della campagna di vaccinazione prevede che ogni individuo residente in Libano, al di là della sua nazionalità e appartenenza professionale e comunitaria, ha il diritto di richiedere la vaccinazione registrandosi presso la piattaforma messa a disposizione dal ministero della sanità.
Le fasi della campagna di vaccinazione stabiliscono delle priorità tra le fasce di persone in base all'età, alla presenza di malattie croniche, e all'eventuale appartenenza a categorie professionali più esposte, come personale medico e paramedico.
La procedura non prevede preferenze in base alle cariche istituzionali, ma i membri della classe politica e istituzionale libanese sono da più di un anno sotto il fuoco delle critiche di proteste popolari contro clientelismo e corruzione.
Dal canto suo Adnan Daher, segretario generale del parlamento, ha confermato ai media che almeno 16 deputati e 23 funzionari del parlamento libanese, con età superiore ai 75 anni, hanno ricevuto la vaccinazione anti-covid nei locali del parlamento "nel rispetto delle procedure". 

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