Una sessantina gli scatti realizzati da Farian Sabahi in Libano, Siria, Iraq, Iran, Emirati Arabi, Azerbaigian, Uzbekistan e Yemen tra il febbraio 1998 e la primavera 2005 ed esposti per la seconda volta, dopo la mostra al Mao Museo d'Arte Orientale.
Safar vuole dire viaggio, una parola che racchiude i molteplici significati della mostra: racconta i viaggi di Farian Sabahi, le terre e le persone ritratte ed esorta il visitatore a compiere un viaggio geografico ed emotivo. La giornalista e studiosa Farian Sabahi restituisce un mondo visto e immortalato poco prima e immediatamente dopo che in alcuni di questi Paesi iniziassero terribili conflitti, un mondo stravolto anche dove la guerra non si è combattuta, dove però permangono le cicatrici dei vecchi conflitti o dove il progresso si contrappone forte e arrogante agli aspetti più tradizionali del vivere quotidiano.
Corredo alle immagini sono i passaporti italiano e iraniano con i visti per quei Paesi, la macchina fotografica Nikon e gli obiettivi usati, il registratore. Arabo, persiano, italiano, francese e inglese sono le lingue che animano il tappeto sonoro.
Le voci che abbracciano il visitatore e lo traghettano "dentro" la storia sono dello scrittore turco e Nobel per la Lettaratura Orhan Pamuk, di Padre Paolo dell'Oglio, del poeta siriano Adonis, di un pescatore sul Tigri, dell'ex presidente iracheno Saddam Hussein, di un omosessuale a Dubai, dell'ex presidente iraniano Muhammad Khatami, dell'architetto Darab Diba, del filosofo Dariush Shayegan, dell'avvocata e attivista pachistana Bilqis Tahira, dello storico azero Altay Geyushev, dell'artista e gallerista azera Aida Mahmudova, di Pierpaolo Pasolini, dell'attivista yemenita insignita del Nobel per la Pace Tawakkol Karman, della scrittrice iraniana Azar Nafisi. (ANSAmed).