Si tratta del secondo sciopero generale in meno di un mese e a cui hanno aderito oggi numerose sigle sindacali. Dal mattino sono state bloccate diverse strade a Beirut, Tripoli, Sidone e nella valle della Bekaa, tutti epicentri delle periodiche proteste popolari in corso dal 2019 contro la corruzione e il carovita. Allo sciopero questa volta hanno anche detto di aderire alcuni partiti al potere, ma la loro partecipazione è stata bollata come "strumentale" dai sindacati che si sono retoricamente chiesti: "I partiti hanno deciso di protestare contro se stessi?".
I lavoratori incrociano le braccia per protestare contro il deterioramento delle condizioni sociali ed economiche all'ombra di una crisi che si è palesata nell'autunno di due anni fa, ben prima dell'avvento del Covid, ma che è stata aggravata dalle ripercussioni locali e globali della pandemia. Il Libano vive in una situazione di graduale aumento della tensione sociale e politica, mentre scarseggiano sempre più beni essenziali come elettricità , benzina, medicinali e acqua potabile. Il sistema bancario ha dichiarato fallimento e il governo ha annunciato formalmente il default finanziario nel marzo del 2020. La lira locale, per lunghi anni ancorata al dollaro statunitense a un cambio fisso fittizio, ha perso in 18 mesi il 90% del suo valore. E nei giorni scorsi ha registrato un ulteriore crollo: un dollaro, che prima della crisi veniva scambiato con 1.500 lire, ora costa più di 15mila lire. (ANSAmed).