Il 4 agosto di due anni fa 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, lasciate incustodite per sette anni in uno degli hangar del porto di Beirut, nel cuore del centro abitato, erano esplose causando 220 uccisi, 6.500 feriti, molti dei quali menomati e sfigurati a vita. Finora l'inchiesta guidata da Bitar ha chiamato in causa nove tra i più alti esponenti istituzionali e dei servizi di sicurezza del Libano, confermando - come era già emerso nelle settimane successive all'esplosione - che i dirigenti libanesi di alto e medio livello erano a conoscenza della presenza del nitrato di ammonio nel porto, a due passi dal centro abitato. Un terzo della città di Beirut era stato investito e danneggiato dall'esplosione.
Circa 300mila persone hanno dovuto abbandonare le loro case in seguito alla deflagrazione, considerata una delle più potenti esplosioni non nucleari della storia. (ANSAmed).