Il giudice Ghada Aoun, che non è parente del presidente Aoun ma che è accostata da tempo alla corrente politica del capo dello Stato, ha firmato un'ordinanza per il congelamento dei beni intestati a Bank of Beirut, Bank Audi, SGBL, Blom Bank e Bankmed. Nell'autunno del 2019 le banche libanesi, riunite nell'Associazione delle Banche, hanno di fatto applicato un controllo dei capitali, impedendo ai correntisti di accedere ai loro depositi in valuta pesante. Il governo libanese ha annunciato nel marzo del 2020 il default del paese. La lira libanese ha perso più del 90% del suo valore. E le proteste popolari anti-governative, scoppiate dal 2019, hanno mostrato l'erosione del consenso popolare nei confronti dei partiti tradizionali, accusati di essere parte di un sistema "corrotto".
Il giudice Aoun indaga sui rapporti tra le 5 banche e la Banca centrale, governata da trent'anni da Riad Salame, inquisito in Libano e in diversi paesi europei per illeciti finanziari. Salame, vicino al presidente del parlamento Nabih Berri, rivale del presidente Michel Aoun, è finito da settimane nel mirino delle indagini del giudice Ghada Aoun. Lo stesso giudice ha nei giorni scorsi emesso il divieto di espatrio per gli amministratori delegati dei cinque istituti di credito sotto inchiesta. Secondo analisti locali, le manovre giudiziarie di Ghada Aoun rientrano nei tentativi del presidente Aoun di mostrarsi come genuinamente interessato alla "lotta alla corruzione" di fronte alla crescente perdita di consenso del suo partito, la Libera corrente patriottica. Lo stesso Aoun però è chiamato in causa, assieme ad altri alti esponenti istituzionali e degli organi di sicurezza, nell'inchiesta - ferma da mesi su pressione politica - sulla devastante esplosione del porto di Beirut dell'agosto del 2020 nella quale sono morte 221 persone.(ANSAmed).