Secondo l'agenzia libanese Nna, Rita Hardini e Julia Audi, rispettivamente di 20 e 46 anni, sono morte dopo una lunga sofferenza in ospedale. E si aggiungono alle 236 vittime finora identificate, facendo salire a 238 il numero dei morti a cui è stato possibile dare un nome e un cognome. Rimangono non identificati quattro corpi, di tre donne e un uomo. L'inchiesta libanese sull'esplosione di 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, per anni custodite nel porto, al centro della capitale libanese, è di fatto bloccata dalle misure giudiziarie messe in atto dall'oligarchia politica al potere in Libano. Il giudice Tareq Bitar, incaricato delle indagini, è stato bloccato di fatto nel suo lavoro da una lunga serie di tentativi di ricusazione presentati dagli avvocati di alcuni ex ministri e deputati. Questi sono stati accusati formalmente, assieme ai vertici di sicurezza e istituzionali, di essere stati al corrente della presenza del materiale altamente esplosivo nell'hangar numero 12 del porto di Beirut, e di aver permesso che il nitrato di ammonio potesse rimanere incustodito in quella sede, a pochi passi dal centro abitato di Beirut.
Nell'esplosione del 4 agosto del 2020, oltre ai 242 uccisi ci sono stati più di 6.500 feriti, molti dei quali menomati a vita, 330mila persone hanno dovuto abbandonare temporaneamente le loro case. (ANSAmed).