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"L'urlo", prima visione film su tratta africani in Libia

Proiezione venerdì a Roma dopo stop in molti festival e cinema

15 dicembre, 18:06

(ANSAmed) - NAPOLI, 15 DIC - Migranti-schiavi in Libia che implorano di tornare a casa, narrazioni fiabesche del politicamente corretto che inducono giovani africani a consegnarsi alla tratta di esseri umani, petrolio libico venduto illegalmente all'Italia attraverso quelle stesse milizie che noi pensiamo di pagare per fermare i migranti. Sono questi i temi del film "L'urlo" di Michelangelo Severgnini che venerdì 17 dicembre sarà proiettato alle 18 al teatro Flavio di Roma, nella prima volta che viene mostrato al pubblico, a una settimana esatta dalle elezioni in Libia previste il 24 dicembre. Il film infatti è stato fin qui escluso dai festival e dai palinsesti televisivi e per questo motivo un appello è stato firmato da decine di personalità italiane della cultura, della politica e del giornalismo al fine di sollecitare una sua distribuzione idonea nelle sale.

"Non credo di essere eccessivo - dichiara il regista Michelangelo Severgnini - se affermo che il potenziale delle cose mostrate e raccontate nel film può riscrivere da solo 10 anni di narrazione sulla migrazione dall'Africa. Non per merito mio, ma per merito di chi in questo film parla. Se vogliamo il segreto è stato molto semplice: rendere i migranti-schiavi soggetto politico, lasciare che fossero loro a definire la propria condizione e a determinarla attraverso il linguaggio anzitutto e attraverso le soluzioni da prendere poi".

Nell'appello firmato dagli intellettuali al Parlamento, alla televisione pubblica, agli organi di stampa e ai cittadini italiani, si legge che "l'Europa non è più una destinazione per gli Africani, ma si è trasformata in esca, in strumento di raggiro, in miraggio mortale. Soltanto 2 su 70 dei migranti-schiavi presenti in Libia ogni anno raggiungono l'Europa via mare. Gli altri 68 rimangono schiavi in Libia e chiedono di tornare a casa, ma sono in trappola: 700.000 migranti-schiavi nelle mani delle milizie di Tripoli come forza lavoro non retribuita, ossia sottoposti a regime di schiavitù, scambiati con petrolio illegale. Questa è l'orribile verità che emerge dal film "L'Urlo", realizzato con i messaggi vocali inviati da centinaia di migranti-schiavi intrappolati in Libia e con i video che gli stessi hanno girato con il loro telefonino nei centri di detenzione e in ogni altra parte della Libia. Ma non solo. Costruire una narrazione basata sulla speranza e la solidarietà qui in Europa ha spostato il fulcro del discorso, impedendo di vedere come l'impunità di cui godono le milizie di Tripoli sul terreno non miri solamente allo sfruttamento dei lavoratori africani, ma soprattutto al saccheggio del petrolio libico venduto illegalmente a Italia e Turchia a tenere in piedi il sistema di potere responsabile della migrazione dall'Africa".

Tra i firmatari dell'appello spiccano Luisa Angrisani, senatrice, Laura Baldelli, docente e critica cinematografica, Pino Cabras, deputato, Igor Camilli, segretario Patria Socialista, Emanuela Corda, deputata, Manuele Dessì, senatore, Thomas Fazi, economista e saggista, Carlo Freccero, regista, Alberto Lombardo, responsabile internazionale Partito Comunista, Marco Rizzo, segretario Partito Comunista, Arianna Spessotto, deputata.(ANSAmed). (ANSA).

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