TUNISI - I due primi ministri rivali in Libia, Abdel Hamid Dbeibah riconosciuto dall'Onu e quello nominato dal Parlamento, Fathi Bashagha, hanno negato la responsabilità dei combattimenti tra gruppi armati avvenuti sabato scorso nella capitale Tripoli, che hanno provocato almeno 32 morti e 159 feriti e rianimato lo spettro della guerra.
In un discorso pubblicato sulla pagina Facebook del governo di unità nazionale, Dbeibah ha accusato i suoi rivali di rispondere ad "agende straniere", definendoli "criminali" e "golpisti" che hanno "fatto la guerra nella capitale con carri armati e armi pesanti". "Perseguiremo tutti coloro che sono coinvolti" nelle violenze, ha detto, promettendo di trasferire alcune sedi dei gruppi armati fuori dal centro della capitale.
Da parte sua, Bashagha - ripreso da Al Wasat - ha sottolineato la sua "rinuncia costante alla violenza" e la sua "assoluta adesione all'esercizio dei diritti politici con mezzi pacifici", accusando il premier rivale di sfruttare "risorse e capacità statali" per formare e sostenere gruppi armati per rafforzare il suo governo e stabilire "un regime dittatoriale, uno Stato tirannico che prende di mira chiunque vi si opponga".