(Di Michele Esposito)
(ANSAmed) - STRASBURGO, 10 MAG - La regola dell'unanimità dei
27 va superata, perché pochi scettici non possono tenere sotto
scacco un continente. In un Europarlamento gremito di giovani
per la chiusura della Conferenza sul futuro dell'Europa, nella
giornata dell'Europe Day 2022, Ursula von der Leyen ed Emmanuel
Macron lunedì hanno provato a tracciare i contorni della nuova
Unione europea. Con la guerra in Ucraina a fare da sfondo, a
Strasburgo è forte l'eco del veto alle nuove sanzioni contro
Mosca reiterato solo poche ore prima da Budapest. "Il voto
all'unanimità in alcune aree chiave della politica europea non
ha più senso", è la sentenza della presidente della Commissione
Ue. Il presidente francese Emmanuel Macron, fresco di
riconferma, raccoglie l'assist e va oltre, mettendo sul tavolo
la proposta di un nuovo format parallelo a quello dell'Unione e
che includa Paesi come Ucraina e il Regno Unito.
Ma cambiare i Trattati, per i vertici europei, non sarà per nulla semplice. Mentre a Strasburgo von der Leyen rilanciava la necessità di una riforma, 13 Paesi membri mettevano già nero su bianco il loro secco no: "Cambiare i Trattati europei sarebbe "sconsiderato e prematuro" e rischierebbe "di togliere energia politica all'importante compito di trovare soluzioni alle domande dei cittadini", hanno scritto in un 'non-paper' Bulgaria, Repubblica Ceca, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Lituania, Lettonia, Malta, Polonia, Romania, Svezia e Slovenia. Nel mirino c'è innanzitutto il superamento della regola dell'unanimità, tradizionalmente osteggiata dai Paesi più piccoli. Ma i 'no' arrivano anche dalla base europarlamentare.
Il gruppo sovranista Ecr, con il co-presidente Raffaele Fitto, ha sottolineato come la soluzione per il futuro dell'Ue non sia "la creazione di un super-Stato europeo".
A settembre, in occasione del discorso sullo Stato dell'Unione, von der Leyen proverà a dare le prime risposte alle 49 proposte della Conferenza sul futuro dell'Europa. (ANSAmed).
Ma cambiare i Trattati, per i vertici europei, non sarà per nulla semplice. Mentre a Strasburgo von der Leyen rilanciava la necessità di una riforma, 13 Paesi membri mettevano già nero su bianco il loro secco no: "Cambiare i Trattati europei sarebbe "sconsiderato e prematuro" e rischierebbe "di togliere energia politica all'importante compito di trovare soluzioni alle domande dei cittadini", hanno scritto in un 'non-paper' Bulgaria, Repubblica Ceca, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Lituania, Lettonia, Malta, Polonia, Romania, Svezia e Slovenia. Nel mirino c'è innanzitutto il superamento della regola dell'unanimità, tradizionalmente osteggiata dai Paesi più piccoli. Ma i 'no' arrivano anche dalla base europarlamentare.
Il gruppo sovranista Ecr, con il co-presidente Raffaele Fitto, ha sottolineato come la soluzione per il futuro dell'Ue non sia "la creazione di un super-Stato europeo".
A settembre, in occasione del discorso sullo Stato dell'Unione, von der Leyen proverà a dare le prime risposte alle 49 proposte della Conferenza sul futuro dell'Europa. (ANSAmed).