L'opposizione, che nei mesi scorsi pur da posizioni diverse sembrava voler far fronte unico contro Vucic, si è divisa, con le componenti più dure e radicali ferme sul boicottaggio, mentre altri piccoli partiti e movimenti di orientamento più moderato hanno deciso di partecipare al voto, seppur con poche chances di superare la soglia di sbarramento del 3%. Per le forze radicali, nel Paese non vi sono le condizioni per elezioni corrette, libere e democratiche, e non bisogna recarsi alle urne per non legittimare il "regime autoritario" e il "potere autocratico" del presidente, che ha a loro avviso il totale controllo dei media. La situazione sanitaria ed epidemiologica inoltre non è quella ideale per organizzare una consultazione elettorale.
Vucic dal canto suo, in un ultimo intervento ieri sera in televisione, ha fatto appello alla popolazione a recarsi in massa alle urne domenica per dare fiducia alla sua politica di riforme, progresso economico e ammodernamento della Serbia, i cui risultati sono a suo parere sotto gli occhi di tutti.
(ANSAmed).