In una intervista al quotidiano greco Katimerini ripresa dalla stampa a Belgrado, Djukanovic afferma che la crisi nella regione potrebbe acuirsi a causa soprattutto del principale anello debole rappresentato dalla Bosnia-Erzegovina, con i costanti problemi di funzionalità interna e le continue minacce di secessione da parte della Republika Srpska, l'entità a maggioranza serba. Inoltre, osserva il presidente del Montenegro, "il dialogo tra Belgrado e Pristina gira a vuoto, Macedonia del Nord e Albania non hanno ancora avviato il negoziato di adesione alla Ue, e in Montenegro ormai da cinque-sei anni perdura una crisi politica a causa dell'azione distruttiva di Russia e della 'Grande Serbia'".
Osservando come la Chiesa ortodossa serba segua quella ortodossa russa che appoggia apertamente l'invasione dell'Ucraina, Djukanovic denuncia l'azione di forze filorusse in Serbia, Montenegro e Republika Srpska che organizzano raduni in appoggio a Vladimir Putin e esaltano le 'azioni eroiche' dell'esercito russo. "La Serbia purtroppo è una aperta sostenitrice del Cremlino nei Balcani occidentali, e Belgrado è una delle poche capitali europee, se non l'unica, che non ha condannato l'aggressione russa e che non ha aderito alla politica di sanzioni dell'Unione europea, nonostante sia Paese candidato (all'adesione alla Ue). La storia della neutralità (serba, ndr)) è roba per bambini" - ha affermato il presidente del Montenegro.(ANSAmed).