GINEVRA- Solo l'1,39% dei circa cinque milioni di rifugiati siriani fuggiti nei Paesi limitrofi sono stati reinsediati in paesi ricchi. Lo indica uno studio reso noto da Oxfam alla vigilia di una riunione di Alto livello sulla condivisione di responsabilità globale per i rifugiati siriani, in programma a Ginevra in presenza del Segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon e dell'Alto commissario Onu per i rifugiati (Unhcr), Filippo Grandi.
Nello studio Oxfam esorta i Paesi attesi alla conferenza ad impegnarsi ad accogliere globalmente almeno il 10% dei rifugiati siriani entro la fine del 2016, tramite meccanismi di reinsediamento o altre forme di ammissione umanitaria. La percentuale corrisponde ai rifugiati identificati come vulnerabili dall'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ed è equivalente a 481.220 persone.
Secondo l'organizzazione non governativa britannica, solo tre paesi - Canada, Germania, Norvegia - hanno fatto promesse di reinsediamento superiore alla loro 'quota equa' calcolata in base alle dimensioni della loro economia, e cinque altri Paesi (Australia, Finlandia, Islanda, Svezia , Nuova Zelanda) hanno assunto impegni superiori.
Gli altri 20 Paesi inclusi nell'analisi sono esortati a fare di più. Ad esempio - afferma Oxfam - la Francia si è impegnata per una quota pari al 4% della sua quota equa. Per l'Italia la percentuale è del 7%. Per Winnie Byanyima, direttrice esecutiva di Oxfam International, mentre il conflitto siriano entra nel suo sesto anno, più di 4,8 milioni di siriani sono rifugiati in Turchia, Libano, Giordania e nella regione, ma questi Paesi "non possono più assumersi questa responsabilità praticamente da soli. L'incontro di Ginevra dovrebbe portare a soluzioni urgenti, offrendo alle persone percorsi sicuri e legali per essere accolte in paesi terzi".
Ue, in netto calo numero arrivi Grecia da Turchia dopo accordo con Ankara
C'è stato, da quando è entrato in vigore l'accordo Ue-Turchia sui migranti, "un netto calo del numero degli arrivi" in Grecia dalla Turchia, e "questo è incoraggiante". Lo ha reso noto la portavoce della Commissione Ue Natasha Bertaud, che ha anche sottolineato il fatto che "per ora niente suggerisce un aumento significativo" degli arrivi in Italia dalla Libia.
Bruxelles in ogni caso "non ha mai perso di vista la situazione" in Italia, ed è per questo che ha inserito l'Italia nel programma dei ricollocamenti e ha chiesto la creazione degli hotspot.
Secondo le cifre di Bruxelles, prima in media gli arrivi in Grecia erano 2mila al giorno, poi con lo scattare dell'intesa con Ankara il 20 marzo sono scesi a 1.667 per ridursi drasticamente a 600 il 21, 260 il 22, addirittura zero il 23, poi 161 il 24, 78 il 25, 73 il 26, infine 232 il 27 e ieri 192.
Sono anche stati già effettuati diversi rimpatri, in totale 147, per i migranti non aventi diritto all'asilo, principalmente pakistani, poi Bangladesh, marocchini, algerini, e anche turchi.