Il convoglio proviene dalla Turchia, paese che da anni di fatto domina l'intera regione settentrionale e che gestisce una serie di gruppi armati, tra cui quelli qaedisti, padroni di gran parte della regione di Idlib. Qui secondo l'Onu sono ammassati circa 4 milioni di civili, con "urgente bisogno umanitario", in larga parte sfollati e provenienti da altre regioni siriane negli anni scorsi gradualmente tornate sotto il controllo formale di Damasco, delle forze iraniane e russe. Nella regione di Idlib sono stati registrati in tutto 21mila casi positivi, con 641 decessi accertati. Ma si tratta di cifre al ribasso a causa della difficoltà di eseguire tamponi e di monitorare l'andamento della curva pandemica in un contesto dove la struttura sanitaria e di governo è di fatto inesistente a causa di 10 anni di guerra.
L'invio di queste prime 50mila dosi di AstraZeneca è il primo arrivo di vaccini in Siria tramite la piattaforma Covax. Le vaccinazioni cominceranno a maggio nella zona di Idlib e, per tre settimane, seguiranno un protocollo definito dall'Onu e basato sul dare la priorità a personale medico, ad anziani e a persone affette da malattie croniche. Anche le aree controllate dal governo e quelle in mano alle forze curdo-siriane nel nord-est attendono l'arrivo delle dosi di vaccino tramite la piattaforma Covax. Damasco aveva avviato lo scorso febbraio le prime vaccinazioni a 2.500 persone, grazie a dosi inviate da un non meglio precisato "paese amico". L'Onu intende far arrivare in tutta la Siria quanti più dosi possibili per poter vaccinare, entro il 2021, almeno il 20% della popolazione.(ANSAmed).