Secondo l'Ufficio Onu per il coordimamento umanitario, i convogli di aiuti che entrano dal valico turco-siriano di Bab al-Hawa e sono diretti alla regione nord-occidentale siriana di Idlib alleviano le condizioni di almeno tre milioni di persone.
Nell'area ci sono, sempre secondo l'Onu, 4 milioni e 400 mila persone con urgenti bisogni umanitari. L'area di Idlib è fuori dal controllo governativo ed è sotto influenza diretta e indiretta turca. La risoluzione, rinnovata automaticamente oggi, è da tempo dibattuta nei circoli diplomatici perché ha una valenza esplicitamente politica e non solo umanitaria. Le violenze armate in Siria sono scoppiate 10 anni fa e si sono presto trasformate in una guerra su scala regionale. Dal 2014 l'Onu ha aperto quattro valichi di frontiera per consentire l'accesso di convogli umanitari senza passare per il governo centrale di Damasco, alleato strategico di Russia, Cina e Iran.
Ma da allora sia Mosca che Pechino, membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu, hanno più volte usato il diritto di veto per imporre la chiusura di tre dei quattro valichi frontalieri.
L'ultimo in ordine di tempo chiuso al passaggio degli aiuti è quello di Yarubiya, che collega il Kurdistan iracheno con la regione nord-orientale siriana amministrata dalle forze curde appoggiate dagli Stati Uniti. La Cina e soprattutto la Russia hanno insistito a lungo nel dire che l'unico attore siriano legittimo per la distribuzione degli aiuti umanitari deve essere il governo di Damasco, rappresentato dal potere del contestato presidente Bashar al Assad, incarica da 21 anni e confermato a un nuovo mandato presidenziale fino al 2028. (ANSAmed).