In precedenza, avvocati siriani avevano pubblicato una lista preliminare di una ventina di attivisti e dissidenti rilasciati nelle ultime ore, alcuni dopo dieci anni di carcere, uno dei quali condannato a morte. Le fonti dell'Osservatorio affermano adesso che per ora sono circa 60 le persone rimesse in libertà in varie regioni della Siria sotto controllo governativo.
Esperti di diritti umani in Siria affermano che l'amnistia decisa da Assad due giorni fa, in corrispondenza con Eid-el-Fitr, che segna la fine del Ramadan, il mese islamico del digiuno, rappresenta una novità rispetto alle amnistie precedenti, perché riguarda crimini politici, derubricati nella controversa legge anti-terrorismo del 2012, applicata di fatto per reprimere forme di dissenso e attivismo politico di opposizione. Il decreto presidenziale n.7 firmato sabato da Assad prevede un'amnistia per reati commessi entro il 30 aprile scorso.
L'avvocato Muhammad al Abdallah ha pubblicato stamani una lista preliminare di 20 persone rilasciate, tutti attivisti in carcere da almeno 3 anni e mezzo. Alcuni di loro erano in carcere dallo scoppio delle violenze nel Paese undici anni fa.
Uno dei detenuti liberati era stato condannato alla pena di morte. Questa amnistia non si applica a chi ha commesso delitti di sangue. Alcuni avvocati, come Michel Shammas da anni esiliato all'estero, affermano che questa amnistia è un espediente del governo centrale e di Assad per migliorare la propria immagine in patria e all'estero. Altri avvocati siriani per i diritti umani, come Aref Shaal, residente a Damasco, affermano che questa amnistia si distingue in parte dalle altre, precedentemente decise da Assad nel corso degli ultimi anni, perché riguarda anche dissidenti e attivisti e non solo criminali comuni. (ANSAmed).