Le misure eccezionali di licenziare il premier, sospendere i lavori del Parlamento per un mese, revocando l'immunità ai deputati, erano state decise da Saied il 25 luglio scorso in base all'art. 80 della Costituzione. Detto articolo recita che "in caso di pericolo imminente che minacci le istituzioni della Nazione e la sicurezza e l'indipendenza del Paese e ostacoli il regolare funzionamento dei pubblici poteri, il Presidente della Repubblica può adottare le misure richieste da tale situazione eccezionale, sentito il Capo di Governo e il Presidente dell'Assemblea dei Rappresentanti del Popolo e dopo averne informato il Presidente della Corte Costituzionale". "In qualsiasi momento, trenta giorni dopo l'entrata in vigore di tali provvedimenti, e su richiesta del Presidente dell'Assemblea dei rappresentanti del popolo o di trenta membri di detta Assemblea, la Corte Costituzionale è adita al fine di verificare se la situazione eccezionale persiste".
Ma pur prevista dalla Costituzione, la Corte non è mai stata istituita, e ciò causa notevoli problemi interpretativi.
Avocando a sé il potere esecutivo, la mossa di Saied è stata denunciata dai suoi oppositori, in particolare dal partito islamico Ennhadha, prima forza in Parlamento, come "colpo di Stato". Dopo l'annuncio delle misure eccezionali, il presidente Saied non ancora ha nominato un nuovo capo di governo, né presentato la sua "tabella di marcia", come richiesto dai partiti, sindacati e dalla società civile, ma ha compiuto una sostanziale revisione dei vertici di molti governatorati e ministeri e dato il via ad una forte campagna anticorruzione culminata con l'arresto di una decina di deputati, tra gli altri. Forti sono state anche le pressioni internazionali di "ripristino del percorso democratico tunisino" giunte da diversi Paesi quali in primis gli Stati Uniti. Un alto funzionario americano ha incontrato a Tunisi il presidente Saied per esortarlo a nominare urgentemente un nuovo primo ministro e riportare il suo paese sulla buona strada verso la democrazia parlamentare, aveva affermato la Casa Bianca in una nota il 14 agosto. Saied in una nota ufficiale della presidenza di Cartagine, aveva però indicato che le "misure eccezionali" adottate il 25 luglio scorso rientrano "nel quadro dell'applicazione della Costituzione e rispondono alle aspettative del popolo in un contesto di crisi politica, economica e sociale". Il presidente tunisino del resto gode ancora di un enorme consenso popolare, confermato da un recente sondaggio secondo il quale il 94,9% dei tunisini ( l'87% in un'indagine precedente) è favorevole alle decisioni di Saied del 25 luglio scorso e il 91,9% lo voterebbe in caso di nuove elezioni presidenziali. (ANSA)