"I grandi classici, come La Peste, scritto nel 1947, ci aspettano per raccontarci il tempo che attraversiamo - ha chiarito in quella occasione Yasmina Mélaouah - Camus racconta lo stato d'animo, l'isolamento, la solitudine delle persone colpite dalla peste, la lotta contro il flagello, la disperazione e la morte e infine la vittoria contro il morbo e il senso di comunità ritrovato, sapendo però che il male si può ripresentare. Da questo libro ci arriva una grande lezione: in tempi di pandemia bisogna mettere da parte la felicità individuale, perché esiste solo la felicità collettiva".
Mélaouah, che ha dialogato in piazza con Maria Teresa Carbone, giornalista culturale e poetessa, e Dominique Vittoz, nota in Francia per avere tradotto gran parte dell'opera di Camilleri, ha spiegato il potere delle parole nella traduzione.
"E' importante avere una forte cultura letteraria per saper leggere tra le righe l'autore e trovare le parole giuste - ha sottolineato -. E' cruciale inoltre padroneggiare la propria lingua con i diversi registri. La letteratura sposta la lingua di lato, forza i margini, rompe gli schemi, e il bravo traduttore deve saper correre negli angoli meno frequentati della lingua".(ANSAmed).