In una dichiarazione all'agenzia Tap, Ben Younes ha spiegato che la chiusura del Bardo ai visitatori da oltre tre mesi danneggia l'immagine del Paese, senza tener conto della mancanza di entrate finanziarie dopo un periodo di quasi due anni di crisi dovuta al covid-19. "Se abbiamo cercato di capire questo provvedimento di chiusura al pubblico, che resta comunque molto discutibile, è assolutamente incomprensibile e addirittura inammissibile non consentire ai dipendenti l'accesso al museo almeno tre giorni alla settimana, se non ogni settimana", ha detto Ben Younes. "Se la sicurezza è garantita, non lo è la conservazione delle opere, poiché il museo si compone di un edificio antico, oltre al nuovo edificio. Questa antica costruzione ha bisogno di manutenzione e il controllo deve essere continuo. Qual è per esempio lo stato della Collezione Unica dei Bronzi di Mahdia? E si puo' moltiplicare l'elenco delle opere delicate che richiedono un controllo, che devono essere sottoposte a pulizia e manutenzione", ha spiegato Ben Younes esprimendo l'auspicio che "la ministra dei Beni Culturali, Hayet Guettat Guermazi, possa essere sensibile a questo stato di cose per spiegarlo ai vertici".
"La sostenibilità delle collezioni è minacciata" e l'apertura del museo per il personale è una necessità assoluta, ne va della salvezza di molte delle sue collezioni", ha insistito Ben Younes. Il Museo del Bardo, tra l'altro, ospita la collezione di mosaici romani più ricca del mondo. E la collezione di Mahdia, per esempio, è unica per la sua composizione, nel Mediterraneo e nel mondo. Alcuni bronzi sono pezzi eccezionali, talvolta unici rispetto a tutti i musei mediterranei ed europei. Durante l'incendio che devasto' gran parte dei sotterranei del museo a metà degli anni '80, il fumo danneggio' questa collezione, già in sofferenza per via delle precarie condizioni di conservazione. Nell'ambito della cooperazione tunisino-tedesca, essa ricevette allora un aiuto finanziario dal Ministero degli Affari esteri tedesco per il suo restauro a Bonn a cura di diverse squadre di specialisti. Al loro ritorno a Tunisi, i bronzi furono esposti in vetrine dove l'umidità veniva controllata costantemente. I controlli periodici dei deumidificatori e delle opere sono stati curati dal laboratorio centrale. Queste vetrine sono state poi collegate a un generatore di emergenza che funziona in caso di interruzione di corrente al Museo. "Questo, per far capire tutti gli sforzi fatti per salvare i bronzi", ha sottolineato Ben Younes, sostenendo che anche questa emergenza del Bardo è una questione di sicurezza nazionale..(ANSAmed). (ANSA).